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GAZZETTA DELLO SPORT In 23 secondi il pareggio e alla fine il tele-urlo dedicato a Ilary: “Ti amo”

Totti
Totti

Quella di ieri, scrive la Gazzetta dello Sport, è una serata che fa la storia della Roma e un altro capitolo del Tottismo. Ventitrè secondi a volte non bastano neppure per aprire la porta di casa. Francesco Totti le chiavi della Roma ce le aveva in tasca. E in quei 23 secondi ha pure tolto l’antifurto, segnando in spaccata sotto la curva Sud. La squadra tornava a metà campo, lui s’è infilato a raccogliere l’applauso della sua gente, come faceva ai tempi del selfie, Luciano Spalletti guardava a terra e forse ripensava a quella mancata voglia di andare subito a cercare la vittoria, proprio come il pareggio nel finale contro l’Atalanta.

Rigore, gol, tripudio, i tifosi in tribuna piangono. Il capitano punta la telecamera e urla «Ilary ti amo». A bordo campo Spalletti ride, pare una risata di gusto, chissà che cosa passa dentro quella pelata. Totti non segnava una doppietta da 15 mesi, dalla rimonta con selfie alla Lazio dell’11 gennaio 2015.

James Pallotta, dagli Stati Uniti, esulta così: «È stata una partita incredibile, sono orgoglioso, questa è una grande squadra con un grande spirito di gruppo. E un grande Totti, sono orgoglioso pure di lui».

Il massimo per Totti, oggi, è un silenzio post partita interrotto solo da un «che grande emozione è stata». Spalletti invece parla, il solito fiume in piena. Lui che è stato fischiatissimo all’annuncio delle formazioni. «È stato un finale bellissimo, “diamantato” – ha detto l’allenatore –. È entrato lui, forse pure tardi stavolta. S’è messo subito là, ha fatto il primo gol eccezionale. Se Pallotta mi chiede un consiglio sul contratto? Io sono felice se Totti fa quello che lo rende felice. Se fa il calciatore, ok. È una risorsa importantissima. Certo, se poi sono ancora io l’allenatore, io continuo a fare il mio lavoro, devo essere credibile con tutti, sono stato chiamato per questo, tento di far seguire 2-3 regole. Poi i ruoli mettono contro me e Totti. Ma sono sempre stato coerente. Quando ho bisogno di lui, io lo metto, specie se la Roma è in difficoltà».

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