(D. Stoppini) – Trova le differenze, perché poi la forza è tutta qui. La differenza di Luciano Spalletti è in quella stretta di mano che il primo giorno regalò a tutti, a Trigoria. Quattordici gennaio-quattordici aprile, tre mesi fa come ieri: sguardo dritto, sorriso accennato che valeva un contratto morale di sei mesi. Contratto vero, che l’allenatore sta rispettando. Perché una cosa è stata subito chiara all’uomo di Certaldo, appena (ri)messo piede alla Roma: il percorso non era uguale per tutti. C’era chi andava in autostrada e chi era costretto a raggiungere la stessa destinazione del compagno percorrendo una statale. Magari ci riusciva pure, ma tanto la domenica giocava sempre l’altro, quello arrivato fresco e riposato dopo un viaggio comodo comodo. Così no, non poteva andare. Così Spalletti un giorno prese da parte Gervinho e parlò chiaro, anzi, urlò chiaro. Era il modo, il primo, di far capire allo spogliatoio che la musica stava cambiando. Che la legge davvero diventava uguale per tutti.
DA TOTTI IN POI – È una legge dura, in fondo pure scomoda, tortuosa, faticosa. Quante volte sarebbe più facile derogare, chiudere un occhio, affidarsi a chi sai già ti potrà portare a destinazione. Ma poi, così facendo, rischieresti di perdere gli altri. Spalletti così ha fatto. Alzando la posta come nessuno aveva mai fatto, rimandando a casa FrancescoTotti una domenica mattina. Apriti cielo. Pareva l’inizio di una guerra. È stato l’inizio di una storia che non si sa ancora dove porterà, ma di sicuro si può dire che promette bene. Quella legge lì non conosce scorciatoie. Nel frullatore è finito Daniele De Rossi, lasciato fuori pure una volta dimenticato l’infortunio, perché altri (Keita, nello specifico) davano maggiori garanzie. Ma Spalletti ha sempre la stessa faccia, quella che in conferenza elogia pubblicamente Gyomber. Che a Castan concede una chance, poi lo mette da parte, per un periodo neppure lo convoca più, infine si accorge dei progressi del brasiliano e lo fa tornare in gruppo. Spalletti è quello che va a vedere Strootman di persona tornare in campo con la Primavera. A fine febbraio gli concede pure il rientro all’Olimpico. E poi per due mesi lo lascia fuori: i pochi secondi di Udine non fanno testo, la corsa Champions è un po’ come la legge di cui sopra, non conosce deroghe. L’elenco è lungo. Torosidis è praticamente un altro Castan, sparito dopo l’esordio con il Verona (e un minuto di Juventus). Nel suo ruolo, in fondo, ci sarebbe pure Maicon. da cinque giornate consecutive fisso in panchina. Il confronto con il brasiliano l’ha raccontato lo stesso Spalletti, pubblicamente. Magari qualche particolare sarà stato pure omesso. Fa parte del contratto. Fa parte della differenza che Spalletti è riuscito a mettere sul piatto Roma in tre mesi.