(M. Cecchini) – Nel giorno in cui Football Leaks ci informa che fra realtà e conoscenza (manco a dirlo), può esistere un gap incolmabile, il padrone di casa Roma, James Pallotta, sia pur da lontano fa sentire la sua voce. In buona sintesi, ieri si è scoperto che Manolas è di proprietà della Roma solo al 50%, che pagando 6,5 milioni e mezzo entro il 1 settembre lo avrà tutto per sé, altrimenti – vendendolo prima del riscatto – dovrebbe cedere metà dell’incasso all’Olimpiacos, di fatto coproprietario. Prima notazione: ce ne sono altri giocatori non tutti di proprietà del club? La risposta è: se così fosse (se), non possiamo dirlo. Ma andiamo avanti. Detto che la Roma chiede 50 milioni per il difensore – che comunque chiede un robusto aumento d’ingaggio (circa 3 milioni netti) –, in linea teorica sarebbe forse più vantaggioso vendere Nainggolan o Pjanic, che peraltro ha una clausola di poco inferiore ai 40 milioni. Ma qui entra in scena Pallotta.
«NON SI VENDE» – Il presidente, su Roma Radio, parte dal presente. «Spalletti è fantastico, vorrei aver preso prima la decisione di cambiare. Si trattava di un problema psicologico, perché i ragazzi erano in forma. Per il futuro non crediamo ci siano così tanti cambiamenti da fare. Abbiamo molti giovani validi: Ponce, Sanabria, Sadiq, Paredes, Nura. Ci sono dei giocatori in prestito che vorremmo trattenere. E poi sento parlare spesso di Pjanic che va via. È assurdo: voglio che Miralem resti. Sono stufo di sentire queste voci. Se abbiamo fatto degli errori, a livello collettivo, magari è perché abbiamo agito troppo sul mercato. Nei primi due anni abbiamo dovuto farlo.Sabatini ha fatto un lavoro fantastico, però abbiamo ereditato una situazione in cui le perdite erano considerevoli, c’erano da mettere a posto i conti e per questo abbiamo avuto dei problemi con la Uefa. Ora abbiamo capovolto la situazione. Cè ancora da lavorare, ma dobbiamo semplicemente aggiungere un paio di tasselli. Certo, la contabilità del calcio è particolare, assomiglia a quella del cinema. Per questo vogliamo lavorare con i giovani, farli venire a Roma. Su questo fronte Bruno Conti – che non abbiamo mandato via ma messo in un nuovo ruolo – Alex Zecca e Ricky Massara stanno facendo un gran lavoro».
RIMPIANTI – Pallotta poi si guarda indietro. «Nella prima parte di stagione non abbiamo vinto per diverse partite. Assurdo visto il talento che avevamo in campo. Se avessimo vinto qualche gara in più, avremmo quasi gli stessi punti della Juve o addirittura saremmo primi, e questo è frustrante. Ci vuole tempo. Magari mi sbaglio, ma penso che la maggior parte delle persone si fidino di ciò che stiamo facendo. So che c’è frustrazione. Vogliamo vincere lo scudetto, ma ci stiamo arrivando. Abbiamo commesso errori, però li abbiamo corretti. Io non vado da nessuna parte. Ho uno stadio da costruire».
NUOVO STADIO – E qui entriamo nel cuore del progetto. «Credo che il nuovo ceo, DavidGinsberg, in 5-6 mesi abbia fatto un lavoro eccezionale per risolvere alcuni problemi. Ne abbiamo ancora alcuni, ma risolvibili. Ci sono più di 8000 pagine di dossier ed è per questo che ci stiamo impiegando così tanto tempo, però lo consegneremo nelle prossime settimane. Riceviamo un grande consenso dai politici, stiamo ricevendo un grandissimo sostegno. Sarà una cosa importantissima per Roma».
E TOTTI? – Quesito: vi è parso che nella lunga chiacchierata qui sintetizzata manchialmeno un argomento caldo? Esatto. Sul rinnovo di Totti (e a dire anche il vero sul futuro di Sabatini) neppure una domanda e, così facendo, neppure un accenno. Un peccato, no?