(C. Zucchelli) – Lasciare Roma senza aver mai subìto gol al derby. Magari Wojciech Szczesny farà pure gli scongiuri, ma l’obiettivo è questo. Dopo aver mantenuto la porta inviolata all’andata, il portiere polacco punta a fare la stessa cosa domenica: se addio a fine stagione sarà, almeno sarà col sorriso di chi non ha mai preso gol dai rivali cittadini. Lui, che avendo giocato una vita all’Arsenal di derby se ne intende, ha chiaro in mente cosa fare. Ma a dargli una mano dovranno essere i compagni di reparto con cui è più abituato a giocare: Florenzi e Digne sulle fasce, Manolas e Rüdiger al centro, una difesa con cinque nazionalità diverse, tutte europee, in cui la lingua madre è l’inglese, anche se Florenzi ha ancora da imparare.
PARTITA SPECIALE – Szczesny no, l’italiano lo comprende bene, tanto che ieri durante l’intervista a Roma Radio capiva tutto quello che gli veniva chiesto, anche se per rispondere preferiva comunque la lingua di sua maestà. I messaggi, però, sono arrivati forti e chiari. Il primo: «So che il derby è una partita speciale, ma per noi deve valere tre punti come le altre. Siamo in buona condizione, il morale è alto, pensiamo soltanto alla vittoria». Il secondo: non sa dire cosa succederà in futuro con il suo rientro all’Arsenal, o forse non vuole, ma ci tiene a ribadire come lui a Trigoria si trovi benissimo: «Il calcio è sempre stato al primo posto nella mia vita. Qui sto avendo la fiducia di compagni, allenatore e tifosi, le cose vanno per il meglio. Il merito non è solo mio, ma anche di chi mi circonda. Gioco sempre e sono felice. Vedremo cosa accadrà, certamente spero che il prossimo anno sia Roma che Arsenal possano vincere i rispettivi campionati». Quello italiano, dice Szczesny, è più tattico, quello inglese «più fisico», lui qui si diverte, grazie a «Nainggolan, che occupa tutti e tre i gradini del podio del più matto del gruppo» e grazie pure a Toni Rüdiger, a suo dire «il difensore più forte degli ultimi 50 anni».
RÜDIGER E LUCIO – Scherzava? Forse si è un po’ allargato con le date, ma «io ho sempre detto che valeva tanto e i fatti lo stanno dimostrando». A loro il compito di proteggere la Roma, parando, difendendo e magari anche impostando. Il tedesco non ha nel palleggio la sua qualità principale, Szczesny invece con i piedi se la cava, anche se Spalletti una volta a Empoli lo ha ripreso per i troppi rinvii sbagliati chiedendogli se gli servissero gli occhiali: «La situazione era particolare. Quando è entrato Dzeko, che era in panchina, il mister mi ha chiesto di lanciare lungo per lui, uno dei lanci era fuori misura e allora Spalletti si è fatto sentire forte e chiaro. Da quel momento mi sono impaurito, avevo paura di affrontarlo negli spogliatoi. Può sembrare divertente, ma è significativo, Spalletti non accetta errori dentro e fuori dal campo, questo ha cambiato la nostra stagione. Questo suo essere esigente con tutti sta facendo la differenza».
TROPPI GOL – In difesa però la Roma subisce ancora tanto: da quando è arrivato il toscano solo contro Sassuolo e Palermo è riuscita a chiudere senza subire reti. Colpa della difesa, ma colpa anche di una squadra che spesso gioca con un assetto molto sbilanciato. Quando c’era Garcia a Szczesny questo piaceva poco — e lo ha detto al francese — adesso invece con il lavoro specifico di Spalletti e dei suoi collaboratori si trova meglio. E se pure si trovasse peggio non lo direbbe mai: «Il tecnico fa paura quando si arrabbia». E infatti Szczesny finisce l’intervista così: «Saluto il mister e gli vorrei dire che lo adoro».