(C. Zucchelli) – Il sorriso con cui ha lasciato l’Olimpico non gli si vedeva addosso da un po’. Francesco Totti, ieri sera, è andato via dallo stadio amareggiato per il pareggio della Roma (come si è visto dal pallone scagliato in tribuna al fischio finale), ma soddisfatto per quello che è riuscito a dare nei 45’ più recupero in cui è stato in campo. Quello che ha messo in mostra contro il Bologna ha confermato quanto Totti pensa di se stesso da tempo: a settembre compirà 40 anni, ma si sente pronto per giocare un altro anno e dire la sua. A Roma o altrove, a seconda di quello che il presidente Pallotta, al momento in silenzio, deciderà. In partite come quella di ieri sera Totti senti di poter ancora fare la differenza, soprattutto se supportato da compagni che magari coprono alcune sue carenze atletiche e non vedono l’ora di giocare con lui. Perché, come hanno ammesso più o meno pubblicamente, “quando il pallone scotta uno come lui in campo serve”.
DA ROMA A MADRID — Il boato con cui lo stadio ha accolto il suo ingresso in campo, l’assist per Salah, le giocate sempre di prima, quella frase rubata dalle telecamere a Spalletti (“allora gioco davanti?”), sono il segno di quanto Totti sia ancora importante per la Roma e per Roma, che oggi si è svegliata, almeno in chiave giallorossa, con la voglia di godersi il capitano ancora per un po’. Quasi unanime il consenso tra radio e social network per il numero 10 (invitato anche a candidarsi come sindaco da alcuni tifosi), che ha varcato i confini italiani visto che Erik Lamela, ex romanista ora al Tottenham, presente ieri allo stadio, si è stropicciato gli occhi per quanto Francesco sia “ancora il numero uno” e visto che Fernando Torres ha detto di voler diventare “il Totti dell’Atletico”.