(T. Damascelli) – La situazione è grave ma non è seria. Ennio Flaiano aveva previsto la sceneggiata tra Spalletti e Totti, là dove papa Luciano, nome al singolare, parla e parla e parla, stuzzicando stampa e squadra, prima Totti e oggi Dzeko al quale ha dato gli otto giorni, come si fa all’impiegato che non ha più speranze di rinnovo contrattuale. Tre giorni fa, in verità, aveva difeso l’attaccante vittima della pressione mediatica e dell’ombra del pupone. Tra i due, Spalletti e Totti, c’è stata anche la cena, l’ultima senza essere blasfemi. Quadretto ridicolo, situazione buffissima, tra tapiri e conferenze stampa che sembrano noiose lezioni di football e di giornalismo ma, soprattutto, il fragoroso e avvilente silenzio della società. L’uomo di Boston, al secolo PallottaJames, ha altre occupazioni, i suoi delegati in Italia assistono al Bagaglino che non diverte nessuno se non gli avversari che se la spassano mentre il pubblico in sala fischia e insulta il palcoscenico. La confusione non agevola il lavoro dell’allenatore, l’amore della folla giallorossa, l’umore di qualche giocatore, la dolce vita è tornata di moda, stando alle voci di corridoio, dicono che si giochi a carte fino all’alba ma se ripenso a Chinaglia e alla sua Lazio che viveva più di notte che di giorno, al Cagliari di Gigi Riva e Albertosi avvolto da nuvole di bacco e tabacco, allora aggiungo la mia alla risata oceanica che sta ricoprendo l’allenatore romanista e le sue elucubrazioni. Pallotta batta un colpo, annunci, una volta per tutte, che Francesco Totti concluderà a fine giugno il suo rapporto con la squadra. E lo stesso capitano deciderà se incominciare una carriera di dirigente e provare un’esperienza all’estero, come hanno fatto altri grandi sodali suoi, da Del Piero a Batistuta. Ma Pallottanon si dimentichi di richiamare alla disciplina anche Spalletti il quale forse trascura il ruolo di comunicazione che deve avere un professionista oggi, al di là del proprio ego. La Roma esisteva prima di lui e dopo di lui, così come esisterà anche dopo Totti. Oggi c’è il Torino e domenica il Napoli, due stazioni diverse ma trappole uguali per la Roma, con o senza Totti. Vincere e basta, altrimenti avranno ragione i tottisti e torto i spallettisti. Prevedo, comunque, che la farsa possa continuare. Eterna, come Roma.