(A. Angeloni) Luciano Spalletti si permette tutto, lui può. Battute, allusioni, rivelazioni. Ormai si sa: è Lucio il comandante di Trigoria. Vuole che la squadra non perda la rotta, non deragli. Il Napoli ha vinto e stasera contro il Bologna il dovere di vincere diventa ancor più doveroso. Non c’è mercato che tenga, non ci sono visucci da gestire o assecondare. E, come detto, c’è tempo di giocare un po’ con la platea, ormai (quasi) tutta dalla sua parte. Stavolta non è un video a strappare consensi, è un racconto semiserio su Walter Sabatini, finito a Londra proprio nella settimana in cui il presidente Jim Pallotta aveva parlato di piccoli innesti e soprattutto, che non sarebbero stati ceduti i prezzi pregiati, nello specifico Pjanic.
SIGARETTE SPENTE – A Londra, a quanto pare, non si è parlato (solo) di Mire, ma anche di Nainggolan. «Per me è importante blindare me stesso sulle gare che restano da giocare. Devo parlare di questo e basta. Sabatini ha un altro ruolo, che svolge in modo egregio. State (state, ovvero noi, stampa, ndr) diventando troppo buoni, mi facilitate la vita a parlare di mercato (la settimana scorsa si era molto arrabbiato per il chiacchiericcio di mercato,ndr), son cose che restano fuori dallo spogliatoio. Pensavo, invece, che avreste fatto il tentativo di guardare dentro, di un litigio tra me e Sabatini: mi son sentito colpito da un pacchetto di sigarette e l’ho vista brutta, menomale che era vuoto, le aveva fumate tutte. Di quello sarebbe stato più difficile parlare». Divertente. Ma comunque Sabatini è andato a Londra, noi lo abbiamo solo raccontato, per quanto possibile. Certo sarebbe stato più divertente raccontare del lancio di un pacchetto di sigarette vuoto, la cronaca ci ha portato altrove.
GLI ARRABBIATI – Spalletti fissa l’obiettivo, chiamando tutti all’attenzione: noi, la squadra, forse anche la dirigenza. Perché il rispetto per il Bologna («allenato da una persona seria, non a caso è stato l’unico a fermare la Juventus. Lo scontro con il Napoli? Prima ci sono tre partite più importanti di quella») deve venire prima del pensiero di aver stravinto il derby. Rispetto per il Bologna e per il suo lavoro, ecco il messaggio ai calciatori lamentosi. Altro racconto, con messaggio subliminale. Tutto parte da Dzeko. C’è chi gli chiede se Edin si senta un comprimario. «Non lo so. Si allena in modo splendido e non potrebbe fare altrimenti, perché sono risultati della squadra che deve avere come obiettivo. Iago Falque, che era uno dei più titolari prima del mio arrivo, allora cosa dovrebbe dire? Invece è contento di incontrarmi e mi saluta sempre, poi ci sarà qualcuno meno contento ma fa parte dei giochi. Ci sarà anche qualcuno a cui sto un po’ sulle scatole, è normale. Poi c’è quello che lo dice e quello che non lo dice, ma bisogna pedalare forte. L’altro giorno è passato Maicon, gli ho chiesto se qualcosa non andasse e lui ha risposto che ce l’aveva con me perché non lo facevo giocare, ma che avrebbe comunque dato il massimo. È bello quando uno ti dice il suo stato d’animo con sincerità e poi si rimette a disposizione e salta addosso al compagno che fa una bella cosa, è molto carino». Chiaro: Maicon parla in faccia, qualcun altro no. Chiaro: Iago Falque lo saluta, qualcun altro no. Il messaggio sarà arrivato a destinazione. In tutto questo discorso, sul finale di conferenza, si infila la questione Totti. Sul quale Spalletti manda altri messaggi. «Io tento di tirare tutti dentro e di fare il bene della Roma. Francesco lo tratto come un calciatore vero, sono uno dei pochi che lo fa. Lo scelgo se lui ha più possibilità di un altro. Mi sembra che qualcuno qui sia con lui a prescindere, e non è corretto nei suoi confronti e in quelli degli altri. Calciatore, primo riferimento dello staff, vicepresidente, in un modo o nell’altro Francesco ci guiderà lo stesso. Ha carisma, gli viene dettato dalla sua storia, dalla sua qualità. Totti può fare quel che vuole. Lo tengo in considerazione. Tengo in considerazione tutto, gli voglio bene. Quello che gli dice bello, bravo, con gli occhi azzurri, pelato, non gli vuole il bene come me. Gli dice cose che non sono vere».