(M. Ferretti) Se il metodo di scelta, sì o no, dentro o fuori, fondasse la propria storia sui numeri, uno come Edin Dzeko stasera sarebbe titolare. Perché il bosniaco (che ieri pomeriggio non ha forzato il lavoro) in campionato ha segnato due gol nelle ultime tre esibizioni della Roma, il primo all’Udinese e il secondo alla Lazio. E nessun altro attaccante a disposizione di Luciano Spalletti, nello stesso arco di tempo, ha saputo fare lo stesso: El Shaarawy e Perotti sono a quota uno, Salah è fermo alla doppietta alla Fiorentina di un mese abbondante fa. Dzeko è alla pari con Florenzi, a dire il vero, ma Capitan Ale non è una punta. Dunque, Edin in campo? Lo sa, per ora, solo Spalletti. Quello che, a gennaio, disse «Se mi avessero chiesto di comprare un centravanti, avrei scelto Dzeko», che è lo stesso tecnico che ieri, parlando del criterio di scelta dell’attacco, ha dichiarato che «E’ tutta una questione di dare punti di riferimento o meno». Non contano i numeri, insomma, per scegliere questo o quello. Dzeko o qualsiasi altro giocatore.
PARAGONI INCORAGGIANTI – Spalletti ha le sue teorie, la Roma va che è un piacere con o senza Dzeko (66 gol, miglior attacco del campionato con il Napoli, con una partita in meno dei partenopei) quindi la ragione sta tutta dalla sua parte. Edin, però, può snocciolare numeri (sempre loro…) che, in qualche modo, non condannano in maniera definitiva e inesorabile la sua stagione: dieci le reti totali, ad esempio; 8 in campionato e due in Champions. Ovvio, se si paragona il suo score a quello di Higuain, il discorso si chiude dopo due secondi. Ma se si paragona la prima stagione di Dzeko con quella di attaccanti del calibro di Roberto Pruzzo o Rudi Voeller, la faccenda cambia. Il Bomber, arrivato alla Roma nell’estate del 1978, chiuse il campionato d’esordio in giallorosso con 9 reti, cioè una in più di quelle attuali del bosniaco con sette partite ancora da giocare. Il Tedesco che vola, piombato nella Capitale all’inizio del campionato 1987-88, chiuse la sua prima esperienza romana con 3 gol. Questo, vi starete chiedendo, significa consolarsi con l’aglietto? No, significa soltanto fare cronaca. Qui non si vuol dire che Edin è più forte di questo o di quello: vuol dire semplicemente che il bidone non è esattamente un bidone e che, numeri alla mano, varrebbe la pena aspettarlo. Ma questa è una faccenda che spetta a Spalletti e basta. Ecco perché l’impiego o meno di Edin da titolare contro il Bologna sarebbe già un segnale. Forse.