(U. Trani) Meno male che ancora non hanno fatto in tempo ad ammainare la bandiera giallorossa. Che, per fortuna, sventola anche quando tira davvero una brutta aria. La tristezza, guardando la partita di Bergamo e il 3 a 3 deludente, è proprio in quei 17 minuti concessi a Totti, mandato in pensione senza avere il coraggio di avvertirlo. La Roma, per la seconda partita di fila, ringrazia ancora il suo capitano che, con orgoglio e umiltà, evita la figuraccia a Spalletti e ai suoi compagni contro l’Atalanta rimaneggiata e senza obiettivi. Gol del pari, il numero 301 in carriera, e anche il match ball per Dzeko. Che spreca la chance che avrebbe permesso ai giallorossi di mettere nel mirino il Napoli secondo, in attesa dello spareggio del 25 aprile all’Olimpico. Il distacco, invece, diminuisce di niente, con il 3° pareggio in 4 gare, il 2° consecutivo. Sono 5 i punti ancora da recuperare, per scansare i playoff Champions, a 5 giornate dal traguardo.
PASSO INDIETRO – Adesso, più che guardare avanti, c’è da stare attenti a chi insegue. All’Inter quarta che ha recuperato 4 punti in 2 gare alla Roma, ora avanti solo di 4, e che è anche in vantaggio negli scontri diretti. Reja si è messo di traverso nella volata Champions. Spalletti, come primo obiettivo, dovrà pensare solo a mettere in cassaforte il 3° posto, perché il suo gruppo non è più quello delle 8 vittorie consecutive. Distratto e lezioso, seduto e stanco. Le ultime prestazioni, compreso il secondo tempo nel derby, non sono state convincenti. Anche per alcune scelte discutibili dell’allenatore che ha continuato a cambiare sistema di gioco e in cambio ha ricevuto poco dagli interpreti. Come se i calciatori fossero andati in confusione per i ripetuti stravolgimenti tattici. Che hanno smesso, da qualche settimana, di essere efficaci. Mai con la nuova gestione tecnica la difesa giallorossa aveva preso 3 gol. E’ successo a Bergamo, perché al peggio non c’è mai fine. Gli ex D’Alessandro e Borriello, quest’ultimo capace di segnare una doppietta dopo quasi 3 anni (l’ultima il 5 maggio del 2013, contro il Pescara e con la maglia del Genoa), umiliano sia la linea di partenza schierata da Spalletti, con Ruediger, Manolas, Zukanovic e Digne che quella aggiustata con l’arretramento di Florenzi terzino e con Emerson sul lato opposto al posto dell’infortunato Digne. E nemmeno Szczesny ha dato garanzie. D’Alessandro e a seguire Borriello hanno insomma fatto la differenza con 3 reti tra fine primo tempo e inizio ripresa e azzerando l’approccio almeno decente della Roma che si è portata avanti con Digne, al 3° gol stagionale, e Nainggolan, al 4° (tutti con il nuovo allenatore). Spalletti ha steccato il match. Prima, durante e dopo. L’esclusione di Pjanic, in panchina per il fastidio all’adduttore, è giustificabile. Non quella di Keita, con De Rossi confermato regista. E’ mancato il palleggio a centrocampo. Perotti è rimasto solo nel 4-3-1-2 in cui Dzeko, sciatto e impreciso, ha offerto la prova che proprio non ti aspetti: errori e orrori che hanno penalizzato i compagni. Florenzi e Nainggolan hanno sofferto contro Fleuer e Kurtic, De Rossi non è mai riuscito a fare da schermo alla difesa, confermando di essere ancora in ritardo di condizione.
Dopo aver sostituito Digne, scontro con D’Alessandro, solo quando l’Atalanta ha fatto centro per la prima volta e nonostante il terzino avesse chiesto il cambio già da qualche minuto, Spalletti ha aspettato troppo prima di intervenire per aggiustare la squadra. E quando, sul 3 a 2, ha dato spazio a El Shaarawy e tolto Zukanovic, nel 4-2-3-1, la difesa ha rischiato di crollare. Emerson ha subito la sfrontatezza di D’Alessandro e Florenzi la qualità di Gomez. Borriello ha avuto altre 2 chance, prima di uscire per Pinilla. Totti, dentro dopo la mezzora, ha subito lasciato il segno. Dopo il pari, però, Dzeko si è pappato il gol su invito del capitano, con mezza spinta di Toloi.
E Spalletti si è fatto cacciare, nervoso per l’ennesima occasione buttata. Basta sentirlo parlare, per rendersene conto.