(U. Trani) Urla in faccia. Spalletti e Totti: la resa dei conti chiude il pomeriggio di Bergamo, con il primo che accusa la squadra e l’altro che la salva in campo e la difende fuori. La lite non si è consumata, però, sotto i riflettori dello stadio Atleti Azzurri d’Italia, accesi già alle 11 per la giornata scura fin dal mattino, ma nella zona antistante gli spogliatoi. Non al buio. Perché Lucio e Francesco si sono affrontati in pubblico. Presenti i giocatori dell’Atalanta e della Roma, Reja, l’arbitro Irrati e i suoi collaboratori. C’è poco da smentire o minimizzare. I testimoni abbondano e raccontano. E ormai, a 5 giornate dalla conclusione della stagione, è pure tardi per scatenare la caccia al colpevole: i media, gli amici, i nemici, i topini o gli squali. O semplicemente i dilettanti. Mai come in questo caso allo sbaraglio.
VUOTO DI POTERE – «Non è successo niente di grave, si è arrabbiato con lui e con gli altri» fa sapere Pallotta. Magari si riferisce al rimprovero fatto a Manolas. Il presidente avrebbe però dovuto essere più chiaro con il capitano. Che, invece, all’addio lo sta accompagnando/spingendo l’allenatore. Perché il management italiano della Roma non è stato autorizzato a gestire la vicenda. Così i dirigenti si sono tenuti alla larga dal problema, anche se dopo il pari con l’Atalanta sia il dg Baldissoni (non presente a Bergamo) che il ds Sabatini si sono dedicati a calmare Spalletti e dargli appuntamento stamattina a Trigoria per confrontarsi. Gli hanno consigliato di non mettere il capitano fuori rosa. Il ceo Zanzi, invece, non è nemmeno salito sull’aereo della squadra, per viaggiare con la fidanzata.
RETROSCENA NOTTURNO – Spalletti, espulso prima del recupero, ha aspettato i suoi giocatori davanti agli spogliatoi. Nel lungo corridoio che porta alle stanze assegnate alle squadre. Lucio ha alzato la voce e se l’è presa con tutto il gruppo, accusato a quanto pare di «fare figure di merda da 10 anni». Totti, uscito dal campo tra i primi e subito dopo l’abbraccio con l’amico Borriello, ha risposto solo quando ha sentito il tecnico dirgli «zitto tu che fai il giro delle stanze di notte per giocare a carte». «Mo hai rotto». Qualcuno si è buttato in mezzo per separarli. Già prima di essere cacciato da Irrati per proteste, il tecnico si è arrabbiato con i suoi giocatori. Plateale e scomposto. Esagerati, secondo lui, i festeggiamenti dopo la rete di Totti. Magari, riguardandosi in tv e non allo specchio, dovrebbe dire lo stesso sulle sue esternazioni. E invece, con una nota pubblicata sul sito del club («non ho mai messo le mani addosso a un mio giocatore»), sminuisce verso sera quanto è successo a Bergamo, riducendo quello strappo violento al semplice fatto di campo. Che però è successo fuori. Quindi meno spontaneo e più voluto. E iniziato in panchina. «Ha fatto le due di notte» verso a un componente del suo staff. C’è sempre Totti nel mirino, più del Napoli secondo. Come dimostra il suo sfogo davanti a telecamere e taccuini. «Totti non ha salvato niente, la partita l’ha salvata la squadra. Ha calciato in porta e ha dato un buon pallone, se ne dava tre ne facevamo tre di reti. Noi abbiamo diversi giocatori che hanno anche altre attenzioni e queste attenzioni dobbiamo distribuirle e non dobbiamo perdere la testa. Mi riferisco al giocatore che entra in un istante di ritardo… Io conosco Roma, c’è il sole, è una città tentatrice, viene meno una distribuzione di attenzioni. Abbiamo buttato via una grande possibilità, mamma mia, una roba imbarazzante. Sono cose che possono accadere, ma se le devono meritare gli altri, invece è stata colpa nostra. Il futuro di Totti? O fa il calciatore o fa altro. Lui calcia la palla e fa gol, poi contano anche altre cose, come la corsa, prendere in mano il pallino della partita e altro che non viene portato alla luce ma è un problema vostro non mio. Dzeko lo anteponete a Totti e quindi è chiaro che se vince uno perde l’altro. Voi non ne volete due, io sì. Un giocatore che arriva a Roma sente sempre questo dualismo».