(A. Angeloni) – Una città, come minimo la sua parte giallorossa, si chiede: e adesso? Adesso siamo nelle mani di Jim Pallotta, presidente della Roma. Lui, da Boston, stavolta non si sbilancia più di tanto. «Orgoglioso di Francesco», aveva detto dopo la doppietta al Toro. Sì va bene, e quindi? Questo contratto glielo fa o no? Jim non dice: né sì né no. Ribadisce che sono cose tra loro, tra lui e il capitano. Mettiamola così: il presidente ha deciso e trasmesso a Francesco i suoi intendimenti; così come il numero 10 giallorosso gli ha indicato i suoi. Siamo come prima, quella favola scritta l’altra sera farà parte della storia passata, ma non contribuirà a scrivere il futuro. Mettiamola anche così: dopo tutto ciò che è stato detto e taciuto, nessuno a Trigoria vuole sbilanciarsi, specie in questo momento (l’ennesimo) di gloria per Francesco. Sarebbe impopolare. Nessuno, tantomeno Pallotta, chiamato a decidere in prima persona dopo aver dichiarato pubblicamente che sarà lui, cioè Totti, a stabilire il suo futuro.
SEGNALI DI FUMO Pallotta si è complimentato e non poteva fare altrimenti. Perché la Roma ha vinto grazie (anche e soprattutto) a Totti e ora almeno il terzo posto appare traguardo scontato.Totti non ha ricevuto segnali, siamo fermi alla settimana scorsa quando, durante un incontro con ildg Mauro Baldissoni, si è sentito ribadire che sarebbe meglio lasciare e meditare su un ruolo da dirigente. A) Totti non ha alcuna intenzione di smettere, si sente ancora calciatore e vorrebbe continuare con la maglia di sempre. B) Non ha ancora chiaro in testa ciò che potrà/potrebbe fare come dirigente. Totti si sente ormai accerchiato, (quasi) tutti gli chiedono di abbandonare e soprattutto che sia lui ad annunciarlo, sarebbe meglio per tutti. Perché la società la decisione l’ha presa, ma non la vuole comunicare pubblicamente. Sarà costretta, se non ci ripenserà, a farlo a fine stagione. Spiegando. Intanto si va avanti col solito refrain: Totti non ce la fa, i risultati dei test sono impietosi, è un ex giocatore da un anno etc etc. Totti sta in silenzio, gioca quando gli viene chiesto e dimostra di poter fare ancora la sua parte. «Più di così non posso», confida il capitano alle sue persone.
MALEDETTO TOTTISMO A Trigoria c’è qualche seme del male individuato da cinque anni a questa parte: il romanismo, il passatismo, le combriccole, le vecchie abitudini. Totti trascina/ trascinerebbe molti suoi compagni in comportamenti sbagliati, vedi Bergamo, le stanze occupate in piena notte, la sala tv (mentre si trasmetteva Inter-Napoli) piena solo di poche anime tra i calciatori. Il fare un po’ come ci pare, non va più bene e questo Spalletti lo ha fatto capire. Mettiamoci pure che Totti a settembre compirà quaranta anni e il gioco è fatto: contratto zero. Chi può salvare Francesco? Il primo in assoluto, ovviamente, Pallotta, che sta sicuramente meditando su ciò che è accaduto a Roma-Torino. Il presidente, raccontano, è imprevedibile e non è escludo che ci ripensi. E’ difficile ma non è escluso. E Spalletti? C’è finito dentro e non voleva. Ma dopo Roma-Torino qualcosa è diverso. C’è lo spettacolo oltre i regolamenti. C’è un uomo che rischia di abbattersi. Le leggende non si scaricano. Le favole spesso sanno commuovere anche i più burberi. E anche Totti, se gli capiterà di restare aggrappato al suo posto, dovrà calarsi in un nuovo, eventuale, ruolo. Giocatore-punto di riferimentoper tutti i compagni.
DOPPIO TAPIRO Valerio Staffelli di Striscia ha consegnato un altro Tapiro a Totti, perché quel premio ha portato fortuna. Stavolta, in compagnia del capitano («Non ho cenato con Spalletti, non ci siamo incontrati…», c’era la moglie Ilary Blasi. «Guardavo Roma-Torino ma poi mi sono addormentata. Quando ha segnato Francesco mi ha svegliata mio figlio.Come lo tengo in forma? Gli faccio fare stretching, il gol è merito mio. Comunque, sono più emozionata per il Tapiro che per il “ti amo” dopo la sua rete. Se Francesco smette? Gli ho detto di andare in ritiro, in casa è tremendo…»