(A. Austini) Vincere e sperare. Non può far altro la Roma se vuole raggiungere quel secondo posto in grado di cambiare presente e futuro. Il Napoli ha sbrigato la pratica Verona, stasera all’Olimpico tocca ai giallorossi contro un Bologna che non ha più molto da chiedere al campionato ma si è stancato di perdere (è reduce da tre ko di fila).
Spalletti si fida dei suoi: «Può diventare una gara insidiosa – dice il tecnico – ma i miei calciatori daranno il massimo e tireranno fuori le loro qualità». Anche se manca lo squalificato Nainggolan, mai come stavolta il toscano ha l’imbarazzo della scelta e preferisce mischiare le carte per non dare vantaggi a Donadoni. «Strootman sta sempre meglio, gli mancano la velocità e l’intensità delle partite vere, però sono convinto che quando lo utilizzerò si farà trovare pronto. Per quel ruolo c’è pure De Rossi ma Keita sta facendo bene e bisogna tenere conto della condizione generale dei calciatori».
E Dzeko? «Si allena in modo splendido e non potrebbe fare altrimenti, perché anche lui deve pensare ai risultati della squadra. Se ai grandi centrali chiedi chi preferiscono marcare tra uno più statico come Ibra o un altro che si muove su tutto il campo come Cavani in molti ti rispondono il secondo: io devo scegliere se dare o meno un riferimento ai difensori avversari».
Non a caso Spalletti cita Iago Falque, segnalato tra i più brillanti. «Cosa dovrebbe dirmi lui? Prima che arrivassi faceva il titolare, ora non gioca ma è sempre felice di incontrarmi. Ci sarà anche qualcuno a cui sto un po’ sulle scatole, è una cosa normale. Alcuni te lo dicono, altri no, ma bisogna pedalare forte. Qualche giorno fa è passato Maicon da me, gli ho chiesto se qualcosa non andasse e lui ha risposto che ce l’aveva con me perché non lo faccio giocare, però ha aggiunto che deve dare il massimo come sempre. Giusto comportarsi così ed è bello quando uno ti dice il suo stato d’animo con sincerità e poi si rimette a disposizione».
Inevitabile che il discorso scivoli su Totti. All’immancabile domanda sul capitano, l’allenatore giallorosso specifica per l’ennesima volta il suo punto di vista: «Sono uno dei pochi a trattare Francesco come un giocatore vero. Lo scelgo se lui ha più possibilità di un altro, mentre qualcuno lo preferisce a prescindere e non è corretto nei suoi confronti. Io tengo in considerazione tutto: l’altro giorno non si è allenato e sabato si è fermato affaticato a metà seduta. Quello che dice a Totti “bello, bravo, con gli occhi azzurri, pelato (?!)” non gli vuole bene quanto me». Poi anticipa il possibile futuro del capitano: «Calciatore, primo riferimento dello staff, vicepresidente, faccia quel che vuole. O in un modo o nell’altro ci guiderà lo stesso: tutti e due correremo nella stessa direzione per i risultati della Roma».
Dopo la sbornia del derby vinto s’è parlato più di mercato che di campo, tra le dichiarazioni di Pallotta e il viaggio londinese di Sabatini per valutare affari con il Chelsea, compresa la cessione di Nainggolan. Spalletti stavolta gira a largo e la butta ancora sull’ironia. «Per me diventa importante blindare me stesso all’attenzione delle partite che rimangono. Sabatini ha un altro ruolo, lo svolge in modo egregio e fa bene a portarlo avanti. Si deve informare e confrontare nella maniera giusta per farsi trovare pronto nel momento che conta. State diventando troppo buoni – scherza il tecnico – mi facilitate la vita a parlare di mercato, son cose che restano fuori dallo spogliatoio. Pensavo che avreste fatto il tentativo di parlare di un litigio tra me e Sabatini. E andando anche più in là, immaginare me colpito da un pacchetto di sigarette: menomale che era vuoto, perché Walter le aveva fumate tutte». Con Spalletti non ci si annoia mai. In campo e fuori.