(D. Di Mario) – Tutti vogliono Francesco Totti. E tutti, come il presidente James Pallotta, vorrebbero il capitano della Roma non in campo, ma dietro una scrivania. Se a Trigoria è già pronto un ufficio con annesso incarico dirigenziale e relativo contratto da 600mila euro annui per le prossime sei stagioni, in Campidoglio ad attendere Totti potrebbero esserci una splendida stanza a Palazzo Senatorio con vista sui Fori Imperiali e una carica ben più prestigiosa: sindaco di Roma. O comunque assessore. Certo, «l’ingaggio» sarebbe ben inferiore, ma vuoi mettere il prestigio?
Francesco Totti in Campidoglio è una tentazione rigorosamente bipartisan, che mette d’accordo tutti, anche quelli che d’accordo non vanno su nulla. Ad esempio Giorgia Meloni, Alfio Marchini, Francesco Storace e Guido Bertolaso. I quattro candidati sindaco di centrodestra non riescono a trovare un’intesa su chi, tra loro, debba rappresentare l’elettorato che non vota né sinistra né Grillo. Primarie, gazebarie, dibattiti, appelli caduti nel vuoto. Niente e nessuno è riuscito sinora a metterli d’accordo, col centrodestra che, in attesa delle decisioni di Silvio Berlusconi su Bertolaso, viaggia malinconicamente verso il suicidio e il mancato ingresso al ballottaggio. Eppure, su Totti sono tutti d’accordo. Storace, ad esempio, è stato il primo a prenderne le difese nello scontro con la società giallorossa a guida americana: «Io sto col capitano». «Di bandiere ce ne sono poche in tutto, nella politica come nella vita, e le poche bandiere che ci sono rimaste cerchiamo di tutelarle il più possibile», la presa di posizione invece di Marchini,espressa più o meno in contemporanea con quella del leader de La Destra a fine febbraio, quanto Totti fu punito da Spalletti per la famosa intervista a RaiSport in cui il capitano chiedeva a rispetto alla Roma e a Spalletti. E la Meloni, prima di decidere di candidarsi a primo cittadino, più o meno in quegli stessi giorni diceva: «Totti sarebbe un buon sindaco, sicuramente meglio di Marino». Da ultimo è arrivato Bertolaso che, dopo aver detto, un mese fa, che «l’ottavo re di Roma non si tocca» perché «è un patrimonio dell’umanità», ieri ha ribadito il concetto: «Totti assessore allo Sport è un’idea suggestiva molto bella, ci si può pensare». Proposito rivendicato però da Carlo Rienzi, presidente del Codacons e anche lui candidato sindaco: «Il capitano in giunta è una nostra proposta che gli abbiamo formalmente chiesto di accettare». In attesa che Francesco decida, il centrodestra potrebbe pensare a lui per risolvere le proprie divisioni: Marchini, Bertolaso, Storace e Meloni facciano un passo indietro e sostengano la candidatura a sindaco di Totti. A ben vedere l’unico in grado di unificare il centrodestra, in fin dei conti nelle ultime settimane lo stesso Cav ha espresso più d’un apprezzamento verso il capitano. Certo ci sarebbe da convincere l’elettorato di Roma Nord, tradizionalmente laziale. E tradizionalmente di destra.
In ogni caso quando pensi a Totti non puoi non pensare a Walter Veltroni, che l’ha evocato e premiato in svariate occasioni. Sarà anche per il legame tra l’ex sindaco e Francesco, che Roberto Giachetti, candidato sindaco Pd notoriamente romanista sfegatato, intervistato tempo fa da Il Tempo rispose così alla domanda se intendesse dare un posto in giunta al fuoriclasse della Roma. «A Totti gli do qualsiasi cosa». E a «valorizzare una risorsa» come Francesco pensava anche Roberto Morassut, candidato sconfitto alle primarie Dem. Così come su Totti ha speso parole al miele il torinista Stefano Fassina, candidato sindaco per Sel-Sinistra italiana: «La città ha bisogno di bandiere come lui».
Insomma, tutti vogliono il capitano della Roma. Ma forse, sempre per prendersi poco sul serio, ha ragione chi dice che alla fine Totti voterà MoVimento 5 Stelle: vincesse la laziale Virginia Raggi per Totti si tratterebbe dell’unico modo per battere la Juventus, che di stelle ne ha «solo» tre, come i 31 scudetti vinti. Ma vuoi metterne vincerne uno con la Roma?