(E. Sisti) – Totti che giocherebbe anche gratis ma non sa ancora che fine farà. Non decide lui, non decide la Roma. Di Natale che non si allena nemmeno pagato (pare svolga un part-time da anni) e viene messo fuori rosa «per non mancare di rispetto a chi lavora più di lui». Così ha dichiarato il nuovo allenatore dell’Udinese De Canio, chiamato dai Pozzo per evitare che la squadra (oggi contro il Napoli) sbandi all’ultima curva precipitando in B. Totti e Di Natale. Icone che non sai come maneggiare, le piazziamo sulla parete del tinello o le lasciamo ancora in panchina? Leggende, luminosi vecchietti di ardua gestione. Totti che per il derby di oggiSpalletti dice: «Ne vorrei 15 come lui». Di Natale che De Canio non vorrebbe certo si moltiplicasse proprio adesso, che appare evidente che il 38enne mito dell’ex Friuli (oggi la Dacia Arena celebrerà il Family Project riservando gratuitamente una tribuna a coppie in attesa di un figlio) non ha più la verve per giocarsi il posto in settimana con dimostrazioni d’efficienza che poi pagherebbe salate.
LA REPUBBLICA Totti & Di Natale, il tramonto si fa triste
Qualche giorno fa i due gloriosi campioni, molto passati e molto poco futuri, dettero spettacolo durante il loro personale warm up: fuori andava in scena il secondo tempo di Roma-Udinese. Totti e Di Natale si erano alzati dalla panchina, avevano cominciato a sgranchirsi le gambe, le solite cose, due scattini, un po’ di stretching, qualche andatura per svegliare i piedi. Mentre allungavano i flessori si sono ritrovati uno accanto all’altro. Più che prepararsi per la partita, la guardavano. Sapevano che non sarebbero mai entrati. Parlavano, ridevano e si abbracciavano condividendo qualcosa di nuovo: un’inedita estraneità alle vicende della loro squadra. Mai successo prima. C’erano ma non c’erano (più). Distanti da quel calcio che s’è voracemente sfamato al ristorante delle loro bellezze, oltre a interrogarsi su come sarebbe stato giocare insieme, prima o poi Totti e Di Natale dovranno anche chiedersi: come s’esce da questo intricato groviglio di sentimenti, accordi, pensioni? Si potrà mai chiudere con un sorriso? Totti si allena maSpalletti, i suoi 15 Totti immaginari, sa che nelle gambe non hanno forse nemmeno dieci minuti di calcio vero. «Se fosse per i piedi io a Francesco farei un contratto per altri cinque anni. I piedi restano a vita. È il resto che…». «È quando la palla ce l’hanno gli altri che…». «È quando Di Natale passa mezzora fermo in campo che…». Sono purtroppo quei puntini di sospensione a fare la differenza tra un grande calciatore e un grande calciatore di 38 e/o 40 anni. Tre puntini non da ridere: la tenuta muscolo-scheletrica, la disponibilità al sacrificio e le capacità organiche. È rimasto qualcosa? Il calcio senza correre non esiste o se esiste si chiama playstation. Finire in quella credenza chiamata panchina o finire fuori rosa per «part-time» non sono soluzioni degne. Ma Totti e Di Natale le hanno provocate ostinandosi. A volte basterebbe guardarsi allo specchio. Per giocare bene ci vuole l’atleta, per smettere bene ci vuole l’uomo. Quando gli infortuni aumentano e aumentano i tempi di recupero, quando salti un allenamento, due, tre, quando i ritmi cambiano e l’elasticità scompare, quando il dribbling diventa più complicato (Totti) e la brillantezza dello scatto svanisce (Di Natale), vuol dire che è ora. C’è bisogno dell’uomo. L’atleta ha fatto tanto. Anzi ha detto tutto.