(F. Bocca) Il totem giallorosso, ormai quasi sempre in panchina, è colpevole di aver detto al Tg1 che non c’era rispetto per lui. Lo scandalo dilaga e a malapena viene firmata una tregua. Il contratto del giocatore quasi 40enne è un caso: lui vuole rinnovarlo, il club imbarazzato prende tempo. Lunedì 29 febbraio James Pallotta, presidente della Roma, sbarca in Italia dagli Usa: “Io amo Totti!”, ma evita di incontrarlo per discutere del futuro. «Sarà lui a scegliere» dicono: sarà vero? Sabato 12 marzo Pallotta parla da Boston: «Ho detto a Totti che starà con noi 30 anni. E di cominciare a pensare a come smettere». L’intervista rimbalza in Italia, Pallotta tenta la smentita, ma il caso Totti deflagra di nuovo. La storia che cominciò con “Er Pupone” è ormai all’epilogo?
OGGI GRATIS – Gratis. Gratis come la terza scatoletta di tonno nel 3×2 al supermercato, come il passaggio in pullman per la gita a Santa Rita da Cascia, come il controllo delle gomme dal benzinaio. Se ora digiti “gratis” dentro Google esce Totti. «Totti sarebbe rimasto alla Roma gratis per un anno. Ma gli hanno detto no. E non è un pesce d’aprile». È un tweet del romanologo Daniele Lo Monaco, e il polverone che ne consegue nella giallorossissima ReteSport, a scatenare la zuffa finale. Assai più combattuta del derby più triste dalla fondazione di Roma a oggi. L’Olimpico vuoto e abbandonato, il tifo in sciopero e allo sbando, i club snobbati. Gratis nel calcio è la carta finale, o la va o la spacca. Quando Del Piero disse alla Juve «Sono pronto a firmare in bianco» in men che non si dica finì in Australia. E già qualcuno si immagina ora Totti al Guangzhou in Cina o, se va bene, a New York dopo 40 anni di San Giovanni, Casal Palocco, Eur, Infernetto e una vita dentro al Gra.
IL PATRON NEGA – Pallotta smentisce duramente: «Una bugia, fatevi gli affari vostri». Ma Totti, fanno notare, proprio no. E mestamente si prepara a guardare il probabile ultimo derby della sua carriera, dalla panchina. Quanti minuti gli concederà Spalletti, che ha ormai detottizzato la Roma? Totti è ai margini: in campionato finora ha giocato da titolare appena due volte, in totale ha assommato i minuti di due partite e mezza. La realtà è sconvolgente: la Roma non vuole più Totti. I tottiani fedelissimi si contano, ma sono sempre meno, la ragion di stato comanda: il vecchio capitano paga il prezzo di un misero terzo posto. «Con Garcia tutto questo non sarebbe successo» dice la radio, individuando nel nuovo allenatore l’ostacolo insormontabile. Per il genovese Roberto Pruzzo, il fatto più sconvolgente è un altro: «Gratis? A me di giocare gratis non è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello». Qualcuno spera nel pesce d’aprile. «Totti nuovo ct azzurro, la Roma non gli fa il contratto, allenerà la nazionale ». Però questo è uno scherzo e quello del rifiuto della Roma a un anno gratuito, no. Fabio Caressa il guru Tv che incrociò Totti raccattapalle a Italia 90, s’erge a capopopolo: «Totti titolare con la fascia da capitano per l’ultimo suo derby»
NO TOTTI, NO PARTY Dal primo derby di Totti sono passati 22 anni, 41 partite e 11 gol alla Lazio. Totti entrò nel secondo tempo al posto di Piacentini. Quel derby lo vinse la Lazio con un gol di Signori, e Giannini si fece parare un rigore da Marchegiani. Mihajlovic ora fa l’allenatore, Marchegiani il commentatore, Zoff e Mazzone sono in pensione, Gascoigne si sta uccidendo con l’alcol. Erano i giorni della Compagnoni e di Tomba a Lillehammer, Clinton stringeva la mano a Yeltsin, al cinema andavamo a vedere “Pulp Fiction”, e l’Apple MacIntosh lanciato da Steve Jobs è ormai archeologia industriale. C’erano 70mila persone allo stadio quella domenica del 6 marzo 1994. Di quel calcio lì ormai resiste unico e orgoglioso questo vecchio dinosauro quarantenne. No Totti, no party.