(M. Pinci) – L’emorragia è inarrestabile, il derby è in coma. Domenica Lazio e Roma si sfideranno senza che ci siano occhi a guardarle e mani a applaudirle, in una sfida destinata a riscrivere il record di presenze – pardon, di assenze – della sua storia. Ci saranno meno di 24.000 persone all’Olimpico, numeri in linea con l’ultimo Bari-Latina, non con i grandi match europei. L’ultimo atto di un esodo continuo, che nell’ultimo anno ha ridotto ogni partita di Roma o Lazio a una recita per pochi intimi. In dodici mesi, sono spariti dalle tribune dello stadio romano 340mila spettatori. Un esempio? Se nel 2014-15 per un semplice Roma-Verona s’erano scomodati più di 40mila romanisti, quest’anno allo stadio ce n’erano a malapena 25mila. E dei 31mila laziali che un anno fa erano all’Olimpico per la gara con la Samp, ne sono tornati soltanto 16mila. La Roma ha perso nelle prime 15 partite 171.500 spettatori rispetto al campionato precedente, la Lazio circa 170.100. Altri 26mila svaniranno domenica: dei 50mila spettatori che il 25 maggio scorso occuparono l’Olimpico per un Roma-Lazio che dava l’accesso diretto alla Champions League, ne torneranno meno della metà. E nemmeno dell’addio di Totti e Klose pare importare a qualcuno: per trovare un derby con meno gente bisogna tornare a quelli giocati nel ‘90 al Flaminio. A far compagnia ai 14mila abbonati laziali (ma molti disertano abitualmente l’arena), soltanto i 9.500 tifosi che si sono degnati di acquistare un biglietto: 6mila romanisti e 3.500 laziali.
Persino la terza tappa della serie A di ginnastica artistica, in calendario il giorno prima al Palalottomatica dell’Eur, attirerà più gente: sono attese 10mila persone. E non è nemmeno una finale. La prova che del calcio a Roma sembra non importare più nulla: e il trend dura da inizio stagione. I gruppi organizzati, come all’andata, si sfidano a colpi di comunicati ma a tornare a tifare non ci pensano proprio. In perenne polemica verso le misure di sicurezza adottate dal prefetto Gabrielli – dalle barriere divisorie delle due curve alle perquisizioni che ritengono esagerate – boicotteranno anche questa sfida e si divideranno in cortei, per vedere la partita lontano dall’Olimpico. I romanisti a Testaccio, i laziali a Tor di Quinto, luoghi storici delle società. La gente non va alle partite perché non si diverte più: lo dice anche un sondaggio tra i tifosi abituali della città, che indica come prima causa di svuotamento l’ambiente sugli spalti, per trasporto e sostegno ormai simile al Centrale del tennis. Solo dopo viene la militarizzazione dell’impianto. Eppure, negli ultimi 5 anni i prezzi degli abbonamenti sono cresciuti a vista d’occhio, sempre a scapito dei settori popolari: Roma e Lazio hanno incrementato del 24% e del 15% il costo delle curve, contro il 14 e 10 per cento delle tribune “top”. E se fino a oggi l’emorragia è circoscritta agli spalti, presto rischia di estendersi, riducendo sempre più il numero di appassionati: elemento che finirebbe per incidere pure sui soldi delle tv. E questo, c’è da scommetterci, per Lotito e Pallotta rischia di diventare il problema più grande.