(M. Monti) – Sin dai primi anni di gestione statunitense la centralità del tifoso all’interno del progetto a stelle e strisce risulta priorità per la filosofia dell’azienda di Trigoria: “Becoming a fan centric club“, il mantra da seguire nella mira di allargare il più possibile i confini territoriali del bacino di tifo della Roma. Alcuni snodi fondamentali nella complicata relazione tra il presidente Pallotta e la tifoseria della capitale hanno inasprito, però, quel clima di distacco che si è creato con le barriere imposte dalla prefettura, su indicazione del ministero dell’Interno. Un impedimento che, oltre ad allontanare i più legati all’esperienza-stadio, ha finito per contagiare squadra – sul campo – e società, a livello di incassi.
Comunicazione della discordia. Svariati i motivi di frizione tra la tifoseria e il club, che in passato aveva pur raccolto consensi per una serie di iniziative (away card per le trasferte, home ticketing): dalle polemiche per il cambio dello stemma, ai mancati ricorsi per le sanzioni che colpirono la Sud nell’ambito della discriminazione territoriale, per passare al poco riuscito codice di linguaggio adottato dal presidente (“fucking idiots” definì i contestatori) nel comunicare con gli ultras. Una serie di fattori che hanno generato, in alcuni, la sensazione di una scarsa capacità del management nel comprendere i reali disagi causati dalle nuove disposizioni di sicurezza dell’Olimpico. Il 26 giugno, nel ‘Comitato di Sicurezza Pubblica’, il prefetto spiegava le novità in presenza di Coni, Roma e Lazio: 3000 posti in meno nelle curve, divise dal 12 settembre da una barriera, e l’impossibilità – pena sanzioni economiche e daspo – di occupare posti diversi (prassi abituale tra i frequentatori) da quello assegnato sul titolo di accesso: la fine del tifo capitolino in tutte le sue espressioni folcloristiche. La Roma accetta e, suo malgrado, sembra impossibilitata a fare di più.
Pallotta e il calo di presenze. A metà ottobre nella Facebook chat con i tifosi Pallotta si definiva deluso per come “il cuore e l’anima della Roma fossero stati strappati via dal corpo. Non lo sto facendo io, anzi, sto cercando una soluzione”. Nel mentre, però, assiste da Boston al primo derby senza curve e, un mese più tardi, incontra Gabrielli a Palazzo Valentini dopo un botta e risposta al veleno alla vigilia della decisiva sfida di Champions contro il Bate. “Ricevo cani e porci”, ironizza uno sferzante Gabrielli. “Sarei il cane o il porco?”, replica un risentito Pallotta. Nessun cambiamento materiale in tempi brevi per il ritorno in curva dei tifosi (eccezion fatta per l’evento benefico “Voi Siete Leggenda” del 29 dicembre). La desolazione del 16 dicembre in Roma-Spezia di Coppa Italia (7000 presenti di cui 2000 liguri) e il picco minimo di 27mila registrato a fine febbraio in Roma-Palermo si vanno a inserire nella più generale tendenza al ribasso dell’affluenza all’Olimpico: 33.400 spettatori medi in campionato (40.135 nel 2014-15), circa 5.500 assenze a partita degli abbonati, quinto posto per presenze complessive e un indice di riempimento dell’impianto pari al 47.25%, inferiore al 55.2% nazionale (di per sé già più basso rispetto agli stadi dei cinque principali campionati europei).
Sabino Nela il mediatore. Nella prima metà di febbraio si riaccendono le polemiche per i disagi nella gestione dell’ordine pubblico in occasione della sfida contro il Real Madrid in Champions, favorendo le prime aperture istituzionali. Prima Roberto Massucci, capo di gabinetto della questura: “Vogliamo abbattere tutte le barriere”. Poi Gabrielli: “Le barriere devono essere eliminate”. Tutti d’accordo, ad una condizione: “Che si torni allo stadio”. Anche in funzione di ciò la Roma ha accolto i suggerimenti dell’Uefa nel valorizzare la struttura del Supporter Liaison Officer – con il coordinamento di Sebino Nela – per “implementare i meccanismi di dialogo con i supporters”. È inoltre al vaglio la possibile creazione di un circuito autonomo di emissione dei tagliandi che permetta alla società di fornire ai propri clienti ogni possibile agevolazione (di servizio, piuttosto che economica) e di configurare al meglio una mappatura dei propri clienti più fedeli. In previsione del nuovo stadio di Tor di Valle che, a detta di tutti, costituirebbe la vera medicina ad ogni guaio.
Fonte: Repubblica.it