(E. Sisti) – Veniva quasi da pensare, fra tutti quei palloni buttati o regalati, in un pomeriggio senza particolari aromi, che Napoli e Roma, seconda e terza a giocarsi un posto in Champions da occupare direttamente, facessero del loro meglio per dimostrare chi fosse la più brava: la Juventus. Sul campo vince la Roma perché il suo talismano funziona per la terza volta consecutiva. Quando si entra in Zona Totti a casa degli altri la luce si abbassa e si vede un po’ meno, a volte molto meno. Non è né un mistero né un banale riflesso condizionato. Qualcosa Totti spariglia davvero, è ispirazione per i compagni e cruccio annoso per tutti gli altri. Con lui si vedono un assist di prima, aperture, avversarsi che parlottano senza venire a capo del problema. La stessa azione del vantaggio (l’unica bella azione della Roma palla a terra) nasce perché il Napoli è disposto male e lo è perché Totti attira indietro i suoi marcatori, mentre Maicon, Salah e Nainggolan invadono la corsia destra: «Francesco basta anche per 15 minuti», ammette Spalletti. Il calore che il tecnico cercava nell’ambiente circostante lo trova nello spogliatoio. E lo pagano pure, il “calorifero”. Tanto vale usarlo (c’è un riavvicinamento fra Totti e società per il futuro). Prima dell’avvento del talismano dalle salvifiche proprietà, il Napoli aveva spinto, giocato e tirato di più, ma con intermittente baldanza. Higuain s’era inventato un numero da fuoriclasse sventato da Szczesny (30’ pt). E i due si ripeteranno nella ripresa (28’ st). La Roma sconta la stanchezza di Perotti, nella sua meno brillante partita in giallorosso. Il Napoli non approfitta degli uomini spesso liberi fra le linee (impreciso Hamsik o poco reattivo quando si fa anticipare da Rüdiger). Sarri stava forse accettando il pari. Ma dimenticava il dettaglio della magia disneyana, dell’ultima curva: segna Nainggolan (44’ st). Per i due punti che ora la separano dal Napoli la Roma non pensi al Napoli: si riguardi piuttosto Atalanta e Bologna. Capirà.