(C. Zucchelli) – Sette gol il giovane, quattro il vecchio, 2 assist a testa: Stephan El Shaarawy e Francesco Totti, con le loro reti e le loro giocate, stanno spingendo la Roma alla caccia del secondo posto, dopo aver contribuito in maniera determinante a farle blindare il terzo, eppure chi per un motivo, chi per un altro, il prossimo anno rischiano di non giocarla, la coppa più prestigiosa. Almeno in giallorosso.
TRATTATIVA FRANCESCO — Delle due situazioni, quella relativa al capitano è la più semplice. Nelle prossime ore ci sarà un incontro tra i suoi rappresentanti storici e il club, nella persona del d.g. Baldissoni: dopo che Pallotta si è convinto a rinnovare per un’altra stagione l’attuale contratto da calciatore, la Roma e Totti dovranno mettere tutto nero su bianco. Non sarà una formalità, anche se non ci sono motivi economici in senso stretto ad ostacolare tutto: a Francesco interessa poco o nulla dell’ingaggio che percepirà, ma chiede chiarezza, sia per quanto riguarda l’accordo da calciatore, sia per quanto riguarda quello futuro da dirigente. In sostanza, ci si dovrà mettere d’accordo sullo stipendio, sui diritti d’immagine (snodo importante, nell’ultimo anno di carriera di un fenomeno a livello mondiale) e su quello che Totti farà quando smetterà col calcio giocato. Dirigente sì, ma anche vice-presidente? E con quali mansioni? L’obiettivo è di arrivare alla fumata bianca entro venerdì, per poi consentire a Pallotta di dare l’annuncio ufficiale prima di Roma-Chievo di domenica (prevendita a gonfie vele, attesi quasi 50mila spettatori, settori popolari esauriti).
TRATTATIVA STEPHAN — Quella contro i veronesi rischia di essere l’ultima gara all’Olimpico da romanista di El Shaarawy. È notizia di oggi che, nelle scorse settimane, Sabatini e Galliani hanno parlato del calciatore e il Milan ha chiesto alla Roma di rispettare la data del 30 giugno come ultima utile per il riscatto, concedendo in cambio la possibilità di uno sconto di un paio di milioni, non di più. A Spalletti El Shaarawy piace, da quando è arrivato non ha giocato soltanto contro il Palermo, e vorrebbe tenerlo: è giovane (24 anni da compiere), è italiano, degli attaccanti romanisti è quello con più propensione alla fase difensiva, ha segnato 7 reti tutte pesanti, i comportamenti in campo e fuori, di cui spesso si era detto e scritto in passato, sono stati ineccepibili. La Roma però, che ha necessità anche di riscattare Rüdiger (9 milioni allo Stoccarda) e potrebbe lasciar andare Digne (il Psg continua a chiedere più di 15 milioni) ha preso tempo, perché in estate rientreranno Iturbe e forse Ljajic e allora la spesa per il Faraone potrebbe essere un problema. Una beffa, per l’allenatore, convinto che Stephan abbia ancora enormi margini di crescita (“se mi ascolti ti faccio fare un gol a partita”, gli ha detto di recente) e per il giocatore stesso, che a Roma sta bene e che con le sue reti è stato determinante. Non a caso, dopo Salah (8 gol) è il capocannoniere del girone di ritorno della squadra. Un rendimento elevatissimo, che però potrebbe non bastare.
Fonte: Gazzetta.it