(M. De Risi/P. Vuolo) «Siamo stati minacciati e costretti a fermarci». Gli autisti dei tre pullman su cui viaggiavano domenica notte gli ultrà del Milan che hanno assaltato il Jet Lag e ferito a coltellate due persone, raccontano agli inquirenti che nonostante il divieto di fare soste non previste sono stati «costretti a fermarsi». Dicono che i milanisti li hanno, quasi circondati urlando «dobbiamo fermarci», e loro non hanno dovuto assecondarli.
LA DINAMICA È l’una di notte di domenica, la finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan è terminata 1-0 per i bianconeri, le tifoserie stanno lasciando la zona dello stadio, in via Leone IV il traffico è quasi fermo. Tre pullman carichi di tifosi rossoneri si trovano all’altezza del locale notturno Jet Lag, fra via Leone IV e via Andrea Doria i pullman si fermano. Gli ultrà fanno irruzione nel lounge bar armati di spranghe e coltelli, spaccano quello che trovano e feriscono Gianluca Messineo, 27 anni, attore (il suo nome d’arte è Macrì) che stava festeggiando il compleanno e Alessandro Palmieri, 40 anni, che era a cena con un amico. I due vengono feriti a coltellate. Gli ultrà, circa una trentina, scatenano l’inferno, i poliziotti che scortano i pullman chiedono i rinforzi e riescono a impedire che la situazione peggiori e ci scappi il morto. I feriti vengono portati in ospedale, sono gravi ma non rischiano la vita. gli ultrà scappano, ma dopo poche centinaia di metri vengono fermati dagli agenti del commissariato Aurelio. Un diciannovenne, Kevin Pirola, viene fermato. Secondo gli agenti della Digos sarebbe uno dei giovani che hanno tirato fuori il coltello.
LA PAURA «È accaduto tutto all’improvviso – racconta Elvis Zucca, proprietario del Jet Lag- verso l’una di notte siamo stati assaliti dai tifosi, avevano i bastoni spranghe e coltelli due ragazzi sono stati aggrediti senza motivo, stavano cenando, io stavo dietro al bancone ho visto sedie e tavolini che volavano, a terra c’erano i feriti, due ragazzi che urlavano, erano a terra in un bagno di sangue, li avevano accoltellati, ho cercato di tamponare le ferite. Non so quanti erano gli assalitori, ottanta, cento, e non so se avevano i volti coperti, ma ricordo le urla della gente che entrava nel locale per mettersi al sicuro e le urla, qualcuno diceva che dovevamo chiudere le saracinesche. Poi sono scappati».
Gli ultras scesi dai pullman erano 200 e sono stati tutti identificati dagli agenti della Digos, che ora dovranno scoprire chi è entrato nel locale e ha partecipato al raid. soprattutto gli investigatori dovranno ricostruire con le testimonianze e i filmati delle telecamere quali sono stati i ruoli. Per ora l’unico sospettato di avere usato il pugnale è il diciannovenne incensurato. Ma gli inquirenti sono certi che ci sono altri rossoneri coinvolti nell’aggressione ai due clienti.
LE RICOSTRUZIONI I tifosi fermati raccontano di essere scesi armati perché erano stati provocati: «Abbiamo sentito scossoni e botte sulla carrozzeria degli autobus». Ma è una versione che non convince gli inquirenti, secondo le testimonianze e alcuni dettagli che non coinciderebbero, non ci sarebbe stata nessuna provocazione. Per gli inquirenti i milanisti avrebbero scelto il Jet Lag solo perché i pullman erano quasi fermi lì davanti. Il raid serviva a «lasciare il segno», spiegano gli investigatori. Il bilancio per ora è di 71 denunciati, sottoposti a Daspo: la polizia ha sequestrato cacciaviti, bombe carta, petardi, bastoni e stupefacenti. Nulla di tutto questo è entrato nello stadio, grazie ai controlli.