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IL MESSAGGERO Roma, la parola passa a James

Pallotta
Pallotta

(U. Trani) – L’esercizio più inutile, fanno sapere da Trigoria, è fissare scadenze e appuntamenti per la Roma che verrà. Senza il presidente, non è possibile sbilanciarsi, ripetono ormai dirigenti e impiegati giallorossi, in via ufficiale e no. Bisogna capirli. Non c’è la data precisa del nuovo sbarco americano nella capitale: Pallotta, assente da 2 mesi esatti, non ha ancora comunicato il giorno del suo arrivo. A quanto pare nemmeno agli interlocutori quotidiani. Fine maggio, subito dopo aver fatto tappa a Milano per assistere alla finale Real-Atletico, derby di Madrid con in palio l’Europa; oppure direttamente i primi di giugno. Poco importa, comunque, sapere quando. Fondamentale è la sua presenza sul posto per programmare la prossima stagione. Che non significa solo scegliere i rinforzi per essere finalmente competitivi nella corsa scudetto. Ha più di una questione da affrontare. Come, ad esempio, far chiarezza sui conti del club, per capire quali e quanti saranno gli investimenti, e sui ruoli del plotone dirigenziale abbastanza disunito alla meta. Da Zanzi in giù. Non basterà, più, insomma dire: «Pjanic e Nainggolan resteranno», con il primo che, tra l’altro, finisce sul mercato a prescindere, visto che per averlo c’è solo da versare i 38 milioni della clausola. La proprietà è, dunque, chiamata a intervenire. E non solo con le parole. Mediaticamente non hanno più senso.

VUOTO DI POTERE – I casi (sarebbe sciocco definirli in modo diverso) Totti e Sabatini sono emblematici. Spetta a Pallotta dire se resteranno o no. Che, però, ancora non si è pronunciato. Eppure da Trigoria filtrano solo certezze: il capitano verrà confermato con un anno di contratto in più, il ds sarà liberato con una stagione d’anticipo. La lunga e noiosa attesa non aiuta. Anche perché l’ultima visita del presidente è quella di inizio marzo, per rientrare poi direttamente negli Usa daMadrid, dopo l’eliminazione dalla Champions. Senza di lui, a quanto pare, niente si muove. Vanno ufficializzati altri accordi. Non c’è solo Totti. Spesso nella capitale si ferma Zecca, il braccio destro di James che avrà presto pure la sua stanza in sede. In quell’ufficio si farà la Roma, essendo lui il primo riferimento di Spalletti. Se il tecnico ha bisogno di qualsiasi cosa deve rivolgersi a Zecca. La riorganizzazione societaria è già in atto. Devono essere solo sistemate alcune pedine, nuove o vecchie che siano.

GESTIONE PIÙ OCULATA – Pallotta, da Boston, ha già inviato qualche messaggio. Chiede maggiore attenzione al bilancio. L’obiettivo principale è abbassare il monte ingaggi. E’ il secondo della serie A. Basta con gli stipendi fuori budget. Soprattutto fino a quando non si vince. Il presidente è pronto ad accontentarsi dei play off di Champions. Non avrebbe potuto chiedere di più a Spalletti che, entrando in corsa a metà campionato, ha avuto il merito di riportare la Roma sul podio.

LUCIO AVVERTITO – Ma l’allenatore è stato già informato: alcune dismissioni tecniche saranno comunque necessarie. Piccole/grandi cessioni, entro il 30 giugno, per incassare almeno 30-32 milioni e rispettare il Financial Fair Play. La proprietà non intende sforare come l’anno scorso per non pagare i 4 milioni di multa e per non avere nuovamente ridotta la rosa in Champions. ProprioSpalletti non vede l’ora di parlare a quattr’occhi con Pallotta e sapere se rispetterà gli impegni presi (leggi pieni poteri) nel vertice di gennaio a Miami. Il match di ritorno dei preliminari (quello decisivo) si giocherà dopo la prima gara del nuovo torneo. Lucio spera di cominciarlo con la Roma al completo. «E con giocatori più forti». Solo così può partire l’ennesima sfida alla Juve. Anche se, scherzo del destino, da terzi i giallorossi si sono avvicinati. Due volte secondi con Garcia, ma sempre con 17 punti di ritardo. Quest’anno andrà meglio. Nessuno, però, brinderà.

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