(U.Trani) – Il vento è favorevole e, a metà strada tra il Mediterraneo e l’Atlantico, l’Italia concede il bis e conquista la promozione agli ottavi: Conte, con una giornata d’anticipo, centra subito il primo obiettivo dell’Europeo. Il successo striminzito contro la Svezia, 1 a 0 allo Stadium Municipal di Tolosa, è però ben diverso da quello entusiasmante di lunedi sera a Lione contro il Belgio. Il risultato c’è e senza prendere reti per la quarta gara di fila, la seconda in Francia: la solidità e l’equilibrio, quindi, non sono in discussione. Ma la prestazione stavolta è sciapa e fiacca. Come se sul più bello la Nazionale avesse temuto di cadere, ricordandosi di esperienze negative vissute anche recentemente, nella seconda partita. Il gol di Eder, a fine ripresa, vale la qualificazione. Ma, probabilmente, conta più per la convinzione che per un tempo gli azzurri hanno smarrito e non si è ancora capito perché.
LENTA E STATICA – Conte ha eguagliato Zoff, l’unico capace di vincere le prime due partite dell’Europeo (in Belgio e Olanda, nel 2000, quando poi perse al golden gol in finale contro la Francia). L’Italia, nella prima parte, non ha attaccato la Svezia. Eppure il 3-5-2 era stato assemblato per sfruttare le corsie laterali, dove il nostro ct ha sistemato due esterni offensivi, confermando Candreva a destra e lanciando Florenzi a sinistra. Proprio loro due, però, sono rimasti bassi, sulla linea dei tre difensori centrali. Il piano di partenza è stato inconsciamente stravolto dai singoli, con la nazionale di Hamren che si è presa l’iniziativa. Senza, però, farci niente. Perché Buffon, pure per la prova sbiadita di Ibrahimovic, l’unica parata l’ha compiuta a gioco fermo sul tiro di Forsberg. Barzagli e Chiellini, più di Bonucci, hanno soffocato il centravanti e Guidetti che lo ha accompagnato, senza trovare gloria, in avanti, nel 4-2-4 improvvisato con Larsson e Forsberg più alti del solito. Il blocco Juve dà sempre e comunque garanzie. Ma merito pure dell’attenzione, in fase di non possesso palla di De Rossi e degli stessi Candreva e Florenzi. Conte non ha mai smesso di urlare in panchina, anche perché solo Parolo si è buttato con insistenza alle spalle. Il ct ha chiesto un differente coinvolgimento a Bonucci, De Rossi, Eder e Pellè. Ai registi e alle punte, per capirsi. Ai primi due ha chiesto più velocità nell’allargare il gioco, agli altri più partecipazione al fianco dei compagni. L’Italia, macchinosa e timida, ha agevolato la Svezia che, fino all’intervallo, è sempre riuscita a risistemarsi con il 4-4-2 senza rischiare niente.
RITMO RITROVATO – La pausa tra i due tempi deve essere servita per riorganizzarsi. La ripresa è stata migliore, almeno nelle intenzioni. Conte, però, ha ritrovato lo spirito di gruppo solo con l’ingresso di Zaza, fuori Pellè che non è mai entrato in partita. L’attaccante di scorta, generoso per indole, ha cambiato la Nazionale e trascinato i compagni. Candreva e Florenzi si sono finalmente affacciati nella metà campo avversaria, Eder ha ripreso quota e Giaccherini è uscito dal letargo. Thiago Motta dentro per De Rossi e Sturaro per Florenzi: la seconda mossa sembra fatta per evitare pericoli nel finale di gara. Anche perché, prima della terza sostituzione, Parolo ha centrato la traversa con un bel colpo di testa: il pari sembra ormai il risultato più gettonato. Non per Zaza che, avvitandosi sul fallo laterale di Chiellini, fa partire Eder, a digiuno in azzurro dal 10 ottobre scorso, rete a Baku contro l’Azerbaigian. Seminati Lindelof, Granqvist e Kallstrom, il fedelissimo di Conte calcia a giro di destro per l’1 a 0 e la qualificazione. La convocazione, riconquistata in extremis, è più che meritata.
Fonte: Il Messaggero