Due anni fa, proprio di questi tempi, esordiva dal primo minuto con la maglia della Roma: il posto era lo stesso, Boston, l’avversario è quello che ritroverà tra qualche giorno, il Liverpool, le prospettive erano opposte.
Ce l’ha messa tutta, il d.s., ma le due stagioni di Iturbe, tra Roma e Bournemouth, sono state fallimentari. Ecco perché oggi, sempre a Boston, mentre in allenamento non si risparmia mai e segue alla lettera le indicazioni di Spalletti («alza la testa, giocala subito, vai dentro»), non serve più che Sabatini chieda ai suoi uomini di proteggerlo. La pressione è sparita – scrive la Gazzetta dello Sport -, nella formazione titolare il suo nome non c’è mai, e chissà che non sia questa, oltre all’addestramento tattico del tecnico toscano e dei suoi collaboratori, la chiave giusta per farlo tornare quello di due anni fa, che prometteva di fare grande la Roma. In fondo, se c’è un luogo nel mondo che è quello della terra promessa dove i sogni possono realizzarsi, è proprio l’America.