(E. Menghi) – Un Oceano di mezzo e sei ore di fuso orario, eppure il derby tra presidenti è sempre accesissimo. Botta di Lotito e risposta di Pallotta, va avanti così dal 2012, da quando l’americano è diventato il proprietario della Roma. Ma partiamo dalla fine: il patron biancoceleste ha accusato il ds Sabatini di aver sabotato l’arrivo di Bielsa alla Lazio e ha poi definito la Roma «un club senza soldi e senza società», provocando la reazione del bostoniano tramite il profilo social ufficiale giallorosso. «Lo adoro questo tipo. Mi fa sbellicare, come essere iscritti al club della barzelletta del mese. Ma mi dispiace molto per i tifosi della Lazio che devono vivere questo quotidianamente. Meritano di meglio», il cinguettio empatico ed ironico diPallotta che ha portato dalla sua parte tanti sostenitori avversari. Della serie: tutti contro Lotito.
L’unica volta che i due leader sono stati, almeno apparentemente, d’accordo il caso riguardava proprio i tifosi, anzi i «fucking idiots». Storie di delinquenza nelle curve e di barriere, con la rivendicazione del numero uno della Lazio nell’aprile 2015: «Sono stato il primo a combattere la battaglia contro gli ultras, Pallotta mi segue e fa bene». Un segnale di pace rimasto isolato, per il resto solo scontri. Il primo episodio della lunga telenovela è datato novembre 2012, la Roma aveva allora proposto ai rivali di fare una conferenza congiunta Zeman-Petkovic per stemperare i toni sul derby. Idea che a Lotito non era piaciuta affatto e non aveva perso l’occasione per puntare il dito: «Io ci metto la faccia, nella Roma non si capisce chi sia l’interlocutore». «Jim» aveva ribattuto: «He is funny». Se prima era divertente, ora lo fa sbellicare, ma certo non si stanno simpatici.
Nel giugno 2013 nuovo capitolo, Lotito per rispondere ad un articolo che lo aveva fatto infuriare dice: «La Roma è un club che non conta più nulla e se non fosse sorretto da una banca, anch’essa in difficoltà, sarebbe già fallito. Il vostro esistere è per noi occasione di orgoglio nel riaffermare che Roma è nel calcio la Lazio». La replica di Pallotta: «Parla sempre di noi, forse è vero quello che si dice, che è un tifoso romanista. In ogni caso, voglio rassicurare lui e chiunque altro che la Roma è viva e solida».
Il dibattito si è poi spostato sulla gestione della Lega Serie A e stavolta è stato l’americano ad innescare la polemica: «Serve gente nuova, un management più trasparente». Lotito, sentendosi tirato in causa, ha risposto: «Venisse qui a dare il suo contributo invece di parlare da Boston. Poi se gli uomini nuovi sono quelli che hanno fatto buchi milionari in altre realtà…».
Il derby tra presidenti si è riacceso nel 2015, proprio dopo una stracittadina, quella del selfie diTotti, giudicato inopportuno dal presidente laziale. Pallotta non esitò a dire la sua: «Avrei quasi preferito un autoritratto con la sua faccia al gol». Seguì la stoccatina del dg Baldissoni: «Scommetto sullo scudetto? No, no, alla Lazio sono esperti di scommesse… Noi non ce ne intendiamo». Secca la replica da Formello: «Si preoccupasse di tenere in ordine i conti della propria società». Pallotta non restò in silenzio: «La prossima volta che verrò nella capitale sarà mia cura cercare di renderlo edotto sulla nostra solidità e redditività finanziaria. Lo farò come se parlassi ad un bambino e se non dovesse capirlo neanche questa volta, beh, allora rinuncerò». Immediata la controreplica: «Forse Pallotta dovrebbe rileggersi il bilancio della società da lui presieduta e ricordarsi che solo nel 2014 ha perso oltre 38 milioni di euro, presentando un patrimonio netto negativo consolidato di oltre 81 milioni. Gli auguriamo pertanto che a partire dal 1° luglio 2015 sia in grado di rispettare le norme del fair play italiano, che la Lazio rispetta da oltre 10 anni». Ieri l’ennesimo episodio, ma tira aria di «to be continued».