(G. De Marchis) «Lui vive nella pampa sconfinata, qui invece ce stanno le norme, ce stanno i regolamenti». Alla buvette del Senato Claudio Lotito racconta finalmente la sua verità sulla rottura con Marcelo Bielsa, il mitologico allenatore argentino che doveva allenare la Lazio e l’ha mollata sul più bello, il giorno del ritiro. Alla fine si capisce che la pampa e Formello erano due mondi davvero troppo lontani, non solo sull’atlante. «Ho sbagliato – confessa Lotito -. Me dicevano: fai sognare i tifosi, porta un po’ di entusiasmo. Ma Lotito non vende sogni, vende solide realtà come dice quello. Inzaghi era la prima scelta, ho provato con Bielsa pe fa’ contenti i tifosi». Adesso il presidente biancoceleste immagina cause milionarie, annuncia «er cetriolo» per il tecnico argentino mimandolo con il pugno all’altezza delle natiche, tira fuori le mail che inchioderanno Bielsa nelle aule di giustizia. Dalla tasca spunta un rotolo di fogli tenuti a doppio giro con l’elastico. «Ecco qua. Questa è la lettera sua, mi provoca, cerca l’incidente. Questa è la mia risposta dettata da Parigi. Non cado nella provocazione. Parlo della differenza di carattere, gli comunico che lo aspetto in sede con grande entusiasmo altrimenti la Lazio ne avrà dei danni incalcolabili. C’ho tutto per anna’ fino in fondo in tribunale». Il senatore verdiniano Ciro Falanga, avvocato, si propone: «Se mi dai 50 mila euro, la causa te la seguo io». Lo sguardo di Lotito è tutto un programma. Come dire: posso trovare di meglio.
Il presidente mangia un’albicocca, tre pizzette, una fetta di ciambellone. Mentre beve un tè freddo e una spremuta, divora una ciotola di salatini. Intanto risponde a tre cellulari, nessuno è uno smartphone perché la sua giornata è tutta nel pacchetto di carte tenuto con l’elastico. «Lui è soprannominato El Loco, ma io so’ ancora più matto. Me so’ fatto incanta’. Volevo fa’ er fanciullino der Pascoli, il sognatore. Ma adesso me trasformo in Machiavelli». Nel contratto aveva accettato l’inaccettabile per uno che è soprannominato dalla Curva Nord “Lotirchio”. «Non dico la cifra (2,8 milioni di euro l’anno, ndr), ma poi c’erano altre mille clausole. I soldi li voleva in dollari, le variazioni sul cambio a carico mio. Va be’. Se cambia l’imposizione fiscale in Italia, la differenza la metto io. Ok. Biglietti aerei per l’Argentina in prima classe per cinque persone, lui e il suo staff. Cinque telefonini. “Claudio, io parlo 2-3 ore al giorno con l’Argentina”. Bolletta illimitata. Accetto. Hotel a cinque stelle, sempre. Gli dico: “Marcelo, quando sei venuto a Roma ti ho messo in un albergo mio. Era 4 stelle superior. Sei stato male?”. Lui me fa: “Benissimo”. “Allora che ce devi fa’ co ste 5 stelle, che sei grillino?”. S’impunta: 5 stelle. E va be’». Adesso il capannello alla buvette è cresciuto. «Poi, c’è la storia delle sagome, quelle per simulare la barriera. Bielsa dice che vuole le sagome tedesche. Ma perché, quelle italiane che c’hanno? So’ uguali, so’ pezzi di plastica. No, tedesche. Le ordino, costano tre volte quelle italiane. El Loco ce tiene ai valori. Lo so io quali valori…», dice strofinando indice e pollice.
Eppure qualcosa era scattato, un feeling embrionale. «Viene a cena a villa San Sebastiano. Dodici anni di presidenza, mia moglie non ha mai aperto bocca sul calcio. Stavolta fa: “Simpatico”. Dall’Argentina telefonava a mio figlio, che ha 19 anni: “Come sta Claudio?”. Penso io: è una brava persona. Macché era solo speculativo, nel senso che voleva specula’. Sui soldi». L’amore a distanza non è durato. Il contratto è stato depositato, ora è solo un problema di norme e regolamenti. Lotito ha visto il video di Totti che nel ritiro di Pinzolo risponde con un sorrisetto a un tifoso che gli suggerisce una battuta su Bielsa. «C’ha poco da ridere. La Roma non ha né la società né i soldi e lo vedrete». Qualcuno gli ha messo i bastoni tra le ruote. Il direttore sportivo giallorosso Walter Sabatini è amico di Bielsa. «Appunto. Lo ha chiamato per non farlo venire. Lotito è inaffidabile, gli ha detto. Lo stesso ha fatto Veron, per esempio». Si capisce che gli dispiace. Che anche lui voleva sognare, per una volta. Ma la pampa e Formello sono due mondi troppo lontani.