(S. Fiori) C’è una puntata, nella celebre serie tv “I Cesaroni”, in cui il piccolo Mimmo supera un provino con la Lazio, gettando nello sconforto il padre romanista Giulio (alias Claudio Amendola). Bene, con Nicolò Cesaroni (il cognome stavolta è autentico) è accaduto qualcosa di simile. Anzi, il talento tredicenne (compirà 14 anni il 14 agosto) fino a giugno giocava addirittura nella Roma.
Con una differenza però: l’idea di vestire la maglia biancoceleste ha riempito di gioia sia lui che la sua famiglia. Già, perché a casa Cesaroni la fede laziale è una tradizione e, quando alla loro porta ha bussato la Lazio, il «sì» è stato automatico. In questi giorni infatti il club di Lotito ha messo sotto contratto il giovane trequartista classe 2002, considerato tra i talenti italiani più promettenti della sua generazione. Una sorta di “vendetta”, dopo il recente passaggio alla Roma dell’ex Primavera biancoceleste Seck. «Da quando siamo rientrati a casa, dopo la firma a Formello, Nicolò va in giro solo con la maglia della Lazio», ci rivela un emozionatissimo papà Danilo: «Non fa che ripetermi che darà il 100% per questi colori. Vederlo così contento è un sogno che si realizza». La tentazione di definirlo predestinato è forte: «È nato mentre eravamo in vacanza a Jesi, nello stesso ospedale di Luca Marchegiani e Roberto Mancini». Due qualsiasi, insomma.
I primissimi passi, Nicolò li ha mossi nella Petriana, società non lontano da casa (sì, a fare da sfondo a questa storia non è la Garbatella, ma Roma Nord). Fino a quando, a 9 anni, si sono aperti i cancelli di Trigoria: «Alla Roma ci siamo trovati bene, ma negli ultimi tempi abbiamo notato come non ci fosse più un progetto su di lui». A giugno l’esordio in Nazionale con l’Under 15: «Era timoroso perché era il più basso, ma appena è entrato si è guadagnato un rigore, realizzandolo». Tante le società italiane interessate a Nicolò, con la Juventus pronta a superare la concorrenza: «Poi ci sono stati dei rallentamenti e a metà luglio eravamo ancora senza squadra». Ma ecco arrivare la Lazio. L’intesa con i dirigenti biancocelesti è stata immediata: «Dall’esterno il ds Tare è spesso criticato, ma umanamente lui e Lensen (responsabile settore giovanile, ndi)» mi hanno fatto un’ottima impressione». Abbonato da sempre in Tribuna Tevere, Nicolò va pazzo per Felipe Anderson. Per la bionda e riccia chioma ricorda un altro brasiliano, David Luiz, ma chi l’ha visto giocare scomoda addirittura le movenze di un certo Zidane. Le sue armi migliori sono la visione di gioco e il dribbling, ma soprattutto l’abilità con entrambi i piedi: «Sclosa (capo scout della Juve, ndi), ci disse che, dopo un anno in cui aveva seguito Nicolò, non aveva ancora capito se fosse destro o sinistro». «È un destro naturale ma ha segnato più gol con il mancino», conferma Giampiero Maini, ex giocatore della Roma e allenatore di Cesaroni jr negli Esordienti giallorossi: «È un ragazzo di un’umiltà e di una disponibilità straordinarie. Pur essendo laziale, ha sempre avuto grande senso di appartenenza per la squadra in cui giocava. Ha tutte le carte in regola per fare grandi cose, ma ora deve solo pensare a divertirsi».
Francesco Castagnino è stato invece il suo primo mister, ai tempi della Petriana: «Non mi meraviglia che stia emergendo a vista d’occhio. Una volta segnò una punizione all’incrocio dei pali, l’arbitro la fece ripetere e lui, senza battere ciglio, infilò il pallone nello stesso punto. Chi mi ricorda? Un allenatore delle giovanili della Roma mi disse che a Trigoria non si vedeva un talento così da circa 20 anni». Il riferimento a Totti è puramente voluto. «È un ragazzo speciale», assicura il cugino, Daniele Valentini, un passato nelle giovanili della Lazio a fine anni ’90. Anche lui ha spinto Nicolò verso questa scelta: «Finalmente un altro della famiglia difenderà i colori biancocelesti». Per la gioia di papà Danilo, di mamma Silvia e del fratello Lorenzo. Ma soprattutto di Nicolò. Cesaroni doc, ma dal cuore laziale.