(F. Balzani) È il 39° brasiliano della storia della Roma. Trentanove, come gli anni di Totti e forse non è un caso che mesi fa la Roma gli aveva mandato la maglia numero 10 proprio per convincerlo a scegliere il giallorosso e non il blaugrana del Barcellona («Fu un regalo che mi fece molto felice ma solo un regalo, la maglia di uno dei migliori giocatori del mondo. A chiunque avrebbe fatto piacere riceverlo»).
Lui, Gerson Santos da Silva (per tutti solo Gerson, con la g morbida) di anni ne ha 19. Venti in meno del capitano col quale finora si è allenato una sola volta tra i monti della Val Rendena a causa di un risentimento al flessore accusato da Francesco. Le idee però il brasiliano ex Fluminense con la faccia un po’ timida sembra avercele chiare: «So che da me si aspettano tutti molto, ma sono pronto a tutto. Farò del mio meglio, sono convinto che non avrò problemi. Voglio lasciare il segno come gli altri brasiliani del passato. Mi piace giocare, avere la palla, costruire assist e fornire passaggi decisivi ai miei compagni. Ma anche andare al tiro. Io come Falcao? Lui è stato un grande anche se io non l’ho mai visto giocare». Ha visto giocare Gerson, invece, il Barcellona («Ma non esiste alcuna clausola-premio per il Barça in caso di Pallone d’oro di Gerson sul quale c’erano anche altri club, anche italiani», chiarisce Baldissoni riferendosi alla Juve). «Ho scelto la Roma perché è un grande club e ho pensato fosse la scelta migliore. La maglia numero 30? È quella con cui ho esordito al Fluminense».
Intanto Gerson, pagato dalla Roma 17 milioni, si gode i primi applausi dei tifosi. La tecnica non si discute, anche se appare evidente per ora la differenza muscolare con Totti e compagni. Ieri per il numero 10 sono arrivate parole dolci da Spalletti: «Francesco è arrivato nella maniera giusta, con la testa giusta, penso ci possa dare una mano importante». Infine, ufficiale il prestito di Castan alla Samp per 500 mila euro con bonus di 750 mila euro in caso di Europa League.