(C. Zucchelli) – Era già successo nei mesi scorsi, stavolta, nonostante le vacanze, nonostante non si giochi da tre mesi, nonostante il mercato occupi sempre i pensieri dei tifosi, è arrivata l’ennesima prova: romanisti e laziali non sono mai stati così vicini. Almeno nell’astio nei confronti di Questore e Prefetto, colpevoli, a loro dire, di aver «voluto regole sempre più severe per svuotare l’Olimpico». Non c’è emittente, non c’è social, non c’è sito, che in queste ore non raccolga il malcontento: in pochissimi si limitano a dire che «le nuove norme non cambiano niente, se uno non ha nulla da nascondere non avrà problemi», la maggior parte si sente sempre più distante da un modello «di tifo e calcio che non riconosciamo». E pazienza se, nella pratica, non cambierà molto, perché le telecamere all’Olimpico già c’erano, perché le impronte non saranno rilevate e perché ormai viviamo quasi sempre sotto l’occhio del «Grande fratello», i tifosi si sentono «sotto assedio» e ignorano quasi del tutto quello che davvero potrebbe cambiare le loro abitudini, cioè i parcheggi obbligatori distanti dallo stadio. Di quello non si parla, forse diventerà argomento d’attualità quando inizieranno le partite, adesso ci sono solo «le forze dell’ordine che hanno rovinato l’Olimpico».
BUFERA – I social vengono presi d’assalto fin dal tardo pomeriggio di lunedì, nelle radio private ieri non si parlava d’altro. Le varie emittenti fanno registrare numeri, tra interazione e diretta, impensabili per il mese di agosto: la gente vuole sapere e ha voglia di dire la propria. La Roma fa parlare il delegato alla sicurezza, Feliziani, la Lazio il neo portavoce Diaconale, ma sono gli interventi dei tifosi i veri protagonisti. Per un padre che dice: «Io mi sento più tranquillo adesso, mia figlia ha 13 anni e la porto in curva», in centinaia sono sul piede di guerra: «Parlano di misure antiterrorismo e allora perché non ci sono nei teatri? A Parigi hanno colpito il Bataclan e hanno provato a colpire uno stadio, è la stessa cosa», dice un ascoltatore romanista, a cui fa seguito un altro: «Mi aspetto gli stessi scanner all’udienza generale del papa in piazza San Pietro».
GLI ESPERTI – I tifosi chiedono chiarimenti continui, le radio provano ad accontentarli sentendo esperti in materia: a Radio Radio, nel pomeriggio, interviene il capo di Gabinetto della Questura, Massucci, che lunedì ha presieduto il tavolo tecnico «incriminato»: «Nessuna schedatura – dice – , noi vogliamo rendere più fruibile lo stadio, tanto che per i tifosi non cambierà nulla. Speriamo di abbattere le barriere (altro argomento caldo, ndr) con un ritorno di civiltà che per ora non abbiamo riscontrato». Tra i tanti tweet di risposta, trova consensi quello di Mauro: «L’ordine pubblico non può essere un alibi per la repressione preventiva del dissenso o il controllo delle masse».
BUNKER – Nel frattempo, a Rete Sport l’ex prefetto Serra dice: «Le nuove norme sono state enfatizzate, si tratta di un sistema già in uso in Europa», mentre a Radio Incontro Olympia l’avvocato Contucci ci va giù duro: «Daspo, biglietto nominativo, tessera del tifoso, tornelli, barriere, ora lo scanner per i rilevamenti biometrici: l’Olimpico non è più uno stadio ma un lager, un bunker oramai inaccessibile». Parole pesanti, che però trovano ampio consenso tra i tifosi di Roma e Lazio, ma anche di altre squadre. Su tutti, il messaggio di un interista: «Speriamo che San Siro non diventi così».