(M. Ferretti) Non era facile, questo è certo, decidere in pochi minuti che cosa fare dopo il rosso sventolato in faccia a Vermaelen. Non era facile intuire quale sarebbe stata la mossa migliore per tenere la Roma in vita. Spalletti ha scelto di richiamare in panchina Perotti e di metter dentro Emerson Palmieri, confermando la linea di difesa a quattro. C’è stato chi, in quei momenti, ha pensato ad una mossa tecnica diversa e, di conseguenza, ad una soluzione tattica differente, tipo la difesa a tre. Oppure ad un’altra sostituzione, per non privare la Roma della qualità di uno come Perotti in una gara che, a quel punto, si annunciava di corsa e di sofferenza.
Sta di fatto che, dopo l’espulsione del belga e le scelte di Lucio, la Roma che fino a quel momento era stata dominante e straripante ha fatalmente smesso di giocare in fase offensiva. Poi altri cambi, sia tecnici che tattici, e Roma alla fine senza più velocisti. Non ci sarà mai una controprova, nessuno saprà mai se la partita sarebbe andata diversamente se dopo quel rosso fossero state fatte altre scelte, ma il dibattito è aperto. Anche valutando il contributo (scarso) tecnico-tattico che l’acerbo e ingenuo Emerson Palmieri, il cambio più sfruttato, ha saputo garantire alla squadra. Ora c’è da giocare la partita di ritorno, la fase a gironi della Champions è ancora lì. All’Olimpico sarà fondamentale, però, non sbagliare niente, neppure la minima mossa. In campo e in panchina.