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IL MESSAGGERO La perfidia di un rigore e l’inutilità del doppio vantaggio

Perotti
Perotti

(M. Ferretti) Se giocassimo (ancora…) tra i pali, la tentazione di tirare una scarpa in faccia ad uno come Perotti sarebbe davvero grande. Perché per un portiere, dalla serie A ai dilettanti, non c’è nulla di peggio che farsi fregare in quel modo su un calcio di rigore. Cioè con una non rincorsa, anzi una vera e propria passeggiata, e pure lenta, verso il pallone con lo sguardo fisso verso la porta. E poi con un tiro, anzi un tiretto, e pure lento, nell’altro angolino. Cioè esattamente opposto a quello che tu avevi battezzato come vincente. Dice: è peggio il cucchiaio. Macchè. Se ti fanno gol con lo scavetto, tu percepisci già da quando prende la rincorsa che il tuo avversario ti ha fregato. La rincorsa è di corsa, ad esempio; nessuna camminata al rallenty. L’elogio della furbizia, in un certo senso. Ma se il nemico ti supera con un pallone che va a meno due all’ora, e quasi fa fatica a oltrepassare la linea bianca, la furbizia diventa perfidia. E a un portiere, credete, viene voglia di togliersi una scarpa e piazzarla sulla fronte dell’avversario.

SCARSA FURBIZIA – Storari, come era capitato a Karnezis, sarà stata la furbizia oppure la perfidia di Diego, non ha potuto far altro che raccogliere il pallone dentro la rete dopo il rigore calciato alla Perotti da Perotti. Cioè, in maniera inesorabile. Terzo centro su tre, di fila. E, come accaduto contro l’Udinese, Roma in vantaggio. Un rigore perfetto, Perotti a far festa con i compagni della panchina e poi anche il gol di Strootman. Porto dimenticato, allora? Sì, se la squadra con la maglia bianca non si chiamasse Roma. Non nuova ad imprese simili, quelle che riescono ad annullare anche un doppio vantaggio in trasferta. A che cosa serve, allora, agire di furbizia, se non di perfidia, se poi tutto diventa inutile quando ti fai prendere a pallonate da avversari sull’orlo del ko? Bei furbi, gli uomini di Spalletti… E così quella che poteva (doveva) essere la seconda vittoria in campionato, la partita che doveva mettere in archivio la mazzata del preliminare di Champions, si è trasformata nella prova (conferma?) che la Roma non è ancora una grande squadra. Una di quelle che vanno su qualsiasi campo, se la comandano e portano a casa la vittoria. Sempre e comunque, specie se avanti di due reti.

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