(U. Trani) Niente è ancora deciso, ma la Roma è adesso più vicina alla fase a gironi di Champions. Il risultato dell’Estadio do Dragao, l’1 a 1 prezioso e meritato, può permettere ai giallorossi di entrare anche quest’anno tra le migliori 32 d’Europa, come è accaduto nelle ultime due stagioni. Martedì la gara di ritorno all’Olimpico, da affrontare comunque con la massima concentrazione. Spalletti, capace di restare imbattuto contro il Porto anche nel quinto match (due successi e due pareggi da tecnico dello Zenit), è stato di parola. La squadra, nonostante la rosa sia ancora incompleta (mancano i terzini, ma Bruno Peres già sabato in campionato sarà a disposizione), è già pronta per recitare da protagonista. Il playoff, tappa inedita della sua storia, non spaventa la Roma che, con autorità e personalità, comanda subito in campo. Aspetta solo il fischio d’inizio per andare all’assalto. Spalletti, come nelle notti più entusiasmanti vissute in Europa durante la sua prima avventura in giallorosso, ripropone il suo 4-2-3-1. In porta c’è Alisson, più allenato di Szczesny. La difesa a quattro è l’unica presentabile, con Florenzi e Juan Jesus adattati rispettivamente a destra e a sinistra, con i centrali Manolas e Vermaelen, coppia ancora in fase di collaudo. I mediani sono però vaccinati: De Rossi, capitano di riferimento, e Strootman, di nuovo combattente. Nainggolan è il trequartista dietro Dzeko, Salah e Perotti volano larghi e rientrano in fase di non possesso palla. Spesso, per l’equilibrio di squadra, si abbassa anche Nainggolan, sistemandosi accanto a Strootman. De Rossi fa un passo indietro per il 4-1-4-1. Che, prima dell’intervallo, lascerà spazio al 4-3-2. Espulso Vermaelen, entra Emerson per Perotti, Juan Jesus affianca Manolas e Nainggolan si allinea a De Rossi e Strootman.
TIRO AL BERSAGLIO – Espirito Santo decide di schierare il Porto con il 4-1-4-1 per fermare la Roma sui lati. Il piano, almeno per mezz’ora, non funziona. Subito due salvataggi sulla linea: Felipe non fatica a respingere il pallonetto di Salah; Telles, invece, è ben piazzato quando salva sul tiro di Dzeko che sfila il pallone a Casillas. Dal corner di Salah, con tocco corto per Florenzi che va al cross, il gol giallorosso. Lo segna però Felipe che al minuto 21, spaventato da De Rossi e Dzeko, appoggia di coscia in porta. Alisson, dopo pochi secondi, fa la prima parata su tocco precostituito di Adrian Silva. Casillas, invece, deve esibirsi su Salah e Nainggolan nella stessa azione. La Roma rallenta e il Porto riprende quota. Senza, però, creare pericoli. Ci pensa Vermaelen a fargli coraggio. Perché, già ammonito al 28′ per un’entrata banale a centrocampo su Adrian Lopez, colpisce al petto Andrè Silva proprio al limite dell’area. Punizione e soprattutto secondo giallo. Giallorossi in dieci per più di metà partita. Emerson entra e il cambio non convince, anche se, per la verità, è l’unico di professione terzino. Rischia subito il rigore. Braccio aperto, il destro, per salvare davanti ad Alisson. Kuipers e i suoi collaboratori non vedono. Il guardalinee van Roekel, invece, pizzica in fuorigioco Adrian Lopez che fa inutilmente centro al minuto 5′ della ripresa. Emerson sbaglia ancora nell’area giallorossa: secondo fallo di mano. Kuipers stavolta non può far finta di niente. Andrè Silva trasforma il rigore al minuto 21. L’Estadio Dragao crede nella rimonta che, però, non ci sarà.
ASSETTO CAMALEONTICO – Spalletti cambia il sistema di gioco per evitare il crollo e mettere a rischio la qualificazione. Dal 4-3-2, scelto dopo l’espulsione di Vermaelen, passa al 5-3-1. Entra Fazio alla mezz’ora per Salah e si piazza tra Manolas e Juan Jesus, Florenzi resta largo a destra ed Emerson fa lo stesso sull’altro lato. De Rossi alza il muro, lo aiutano Nainggolan e Strootman. Dzeko rimane in campo. Deve mettere il fisico a disposizione dei compagni. Marcano lo abbraccia in area. Nuovo rigore sfuggito a Kuipers. Tocca a Paredes per Florenzi ormai stanco. Nainggolan diventa terzino, nella linea a 5. C’è la Champions da difendere.