(M. Caputi) La desolante sconfitta e l’amara eliminazione dai gironi Champions, oltre a comportare danni tecnici ed economici, hanno aperto un serrato dibattito. Commentatori, opinionisti, addetti ai lavori e tifosi, su tutti i mezzi di comunicazione oggi possibili, hanno espresso il proprio parere e individuato colpe e colpevoli. Spalletti, De Rossi, Emerson Palmieri, la squadra, la società, il mercato, la mentalità etc. Il solo fatto che siano stati indicati tanti responsabili e, al tempo stesso, trovate molteplici cause, evidenzia come i motivi dell’ennesima delusione giallorossa siano in verità un insieme di tanti elementi/fattori. L’analisi può ruotare intorno a due parole: sottovalutazione e sopravvalutazione.
Sottovalutazione:
1) Dell’impegno. Come accaduto anche alle altre italiane, la preparazione (mentale e fisica) alla gara e il rafforzamento della squadra non sono state all’altezza del doppio confronto.
2) Dell’avversario. Il Porto sarà pure squadra rinnovata e di giovani, ma la Champions è casa sua. Ha testa, gambe e personalità per gare come quelle di ieri sera, dal presidente all’ultimo dei magazzinieri.
3) Delle responsabilità. Il peso del valore economico dato da tempo alla sfida ha pesato come un macigno sui calciatori.
Sopravvalutazione:
1) Del mercato e della forza della rosa, tecnicamente e caratterialmente. La difesa, dove gli infortuni hanno avuto il loro peso, e la squadra, nonostante gli acquisti, sono rimaste incomplete. Ritenere che nell’emergenza avere giocatori in grado di ricoprire più ruoli possa essere una soluzione non porta lontano. La duttilità è una qualità importante, la specificità nel ruolo è da sempre più efficace. Che la Roma poi, nei singoli e nel suo insieme, non abbia ancora personalità e mentalità giuste non è un’opinione. Lo dicono risultati e prestazioni di questi anni.
2) Della propria dimensione internazionale. Dal preliminare con lo Slovan Bratislava a quello con il Porto, la Roma, in 22 gare, ha vinto solo 3 volte, pareggiato 9 e perso 10. Ha subito 46 reti segnandone 25.
3) Del proprio operato. Possibile che fuori da Trigoria ci sia un mondo crudele che critica sempre e solo in maniera precostituita? Possibile che gli altri abbiano sempre torto? La crescita di una squadra non avviene soltanto in campo.