(A. Austini) Una Roma già esausta arriva a un passo dal traguardo ma cade di nuovo e butta via una vittoria che serviva come il pane. A Cagliari si ripete un film già visto da quelle parti: giallorossi avanti di due gol e raggiunti nel finale dopo aver sprecato tanto in attacco e sofferto da morire in difesa.
I BOCCIATI DI SPALLETTI – La gara del Sant’Elia passerà alla storia come la prima della carriera da romanista di De Rossi (esclusi gli esordi) in cui non indossa la fascia da capitano in assenza di Totti. Una decisione forte, presa in solitario dall’allenatore che ha applicato il regolamento interno della squadra in seguito alla «follia» del centrocampista in Champions con il Porto: un fallo a ottanta metri dalla porta che ha lasciato i compagni in dieci al 40’, in netto contrasto con i doveri di un capitano. De Rossi va comunque in campo dall’inizio, mentre l’unico vero «bocciato» della formazione iniziale è Dzeko. Si torna al tridente leggero con Perotti falso centravanti. La sensazione iniziale è che la Roma si trovi meglio con questa formula e dalla prima accelerazione in area di El Shaarawy nasce il rigore del vantaggio, che rimane di un gol solo per la mira sbagliata di Salah sotto porta.
PILE SCARICHE – La partenza a razzo è però un’illusione. Dopo un quarto d’ora la Roma si spegne e comincia a subire la veemenza del Cagliari, che arriva primo su tutti i palloni. Szczesny rischia di capitolare tre volte fino all’intervallo, è bravo a chiudere il primo palo a Borriello e fortunato quando l’ex giallorosso in tuffo di testa centra il palo. La squadra di Spalletti diventa troppo brutta per essere vera, senza filtro a centrocampo e con i limiti difensivi della coppia di terzini Florenzi-Peres che emergono inevitabilmente.
DZEKO ALLA RISCOSSA – Alla ripresa Spalletti torna sui suoi passi e manda in campo Dzeko per El Shaarawy. Passano 54 secondi e il centravanti è subito decisivo con la sponda per il gol di Strootman. La crescita dell’olandese è forse la migliore notizia della serata. Ma quando la Roma sembra aver risolto la pratica arriva la «tassa Borriello» puntuale a riaprire i giochi.
LA DIFESA A 5 NON BASTA – La partita cambia di nuovo, col Cagliari che ci crede e i giallorossi in chiara difficoltà fisica alla quarta partita in dodici giorni. E allora Spalletti deve ulteriormente intervenire, con Fazio dentro per Perotti e la linea difensiva allargata a cinque uomini. Diventa un ping pong, Dzeko e Salah non la chiudono da una parte, i sardi fanno paura dall’altra. Nel finale c’è anche Paredes per lo stanco Strootman. Ma la Roma è come se aspetti rassegnata quello che puntualmente accade, con il piccolo Sau ad anticipare il gigante Fazio. La reazione arriva tardi, ancora con Dzeko e Florenzi: altro chiaro segno della fragilità mentale di una squadra che si scuote quando non ha più nulla da perdere. Nel complesso un pareggio che ci sta e completa una settimana pessima per i giallorossi. Ora tre giorni di mercato (con poche risorse) e una lunga pausa da gestire senza sorrisi. Fuori dalla Champions, già dietro la Juve. Si poteva partire decisamente meglio.