(A. Austini) – Deluso da una sconfitta pesante, innervosito dalle critiche, Spalletti prova a mostrarsi sereno ma non ci riesce. La mazzata di Champions è un lutto sportivo ancora tutto da elaborare e il tecnico si ritrova a doversi difendere per la prima volta da quando è tornato. Così la vigilia di Cagliari-Roma diventa inevitabilmente un’analisi di ciò che poteva essere e non è stato piuttosto che di quello che sarà.
«Se il risultato è questo – ammette il toscano – ho commesso degli errori. Ho passato delle ore a pensare alle mie scelte, mi dispiace ma si va allo step successivo perché tornare indietro non mi è mai servito a nulla. Quando si perde, la formazione la sbaglio sempre. Ho una squadra di buoni calciatori e ho possibilità di scegliere in quasi tutti i ruoli, a fine anno si farà la conta dei risultati. E questo – dice rivolto ai cronisti – vale anche per voi». Il numero di lettori dei quotidiani paragonato ai punti in classifica, Spalletti risponde con una provocazione ai «nemici» ricordandosi che lui apprezza solo «quelli sinceri». «C’era gente a digiuno di questi momenti – dice in riferimento ai critici – e ora si fa una scorpacciata. Racconta il film che vuole però a volte, nell’esagerazione, si rischia di credere di parlare di un altro mentre in realtà si racconta se stessi». A buon intenditor…
E adesso? Come si volta pagina a cominciare dalla gara di stasera, in uno stadio spesso amaro per le ambizioni romaniste? «La sconfitta con il Porto ci ha insegnato parecchie cose e ne faremo tesoro. Ora bisogna andare oltre e pensare ai nuovi obiettivi. I miei calciatori si sono fermati un attimo ma il giorno dopo erano di nuovo in movimento. Meritano altre chance, la gara di Champions è figlia di episodi e non si può fare una valutazione».
Da sei anni a questa parte sono cambiati tutti i giocatori, cinque allenatori, diversi dirigenti eppure si torna sempre al punto iniziale: nei momenti cruciali la mancanza della famosa «mentalità vincente» porta sempre (o quasi) la Roma dalla parte sbagliata del bivio. «La mentalità non è vincere sempre – la filosofia di Spalletti – ma impegnarsi sempre. Dobbiamo continuare a lavorare così, senza stravolgere niente». Ad esempio, la difesa a tre non è ancora d’attualità. «Ci abbiamo lavorato ma non riguarda la partita di Cagliari». Indisponibili Totti, Juan Jesus – entrambi fermati dalla caviglia – Torosidis e i lungodegenti Rudiger e Mario Rui, Spalletti deve «inventarsi» i terzini: possibile rientro di Florenzi a destra con Bruno Peres spostato sull’altra corsia, le prove di ieri confermano questa ipotesi. Manolas si è fermato di nuovo venerdì ma dovrebbe esserci, in porta c’è il solito dubbio, che il tecnico non scioglie. Anzi. «Diventerà un tourbillon per tutto l’anno. Szczesny alla prima non era pronto, ora decido giorno per giorno, loro devono abituarsi a essere stimolati».
Davanti potrebbe riposare Dzeko in partenza e in quel caso non sarebbe comunque una bocciatura «perché Edin non ha fatto male in queste gare. In attacco abbiamo ruoli “doppi” e vogliamo utilizzare anche Ricci». Magari in corso d’opera. Tra i convocati c’è pure Sadiq, in partenza per Bologna, mentre a centrocampo Strootman è confermato e De Rossi vuole farsi perdonare la folle espulsione di martedì. «È dipeso dal fatto che ci tenesse troppo – lo giustifica Spalletti – ma il suo futuro può mettere a posto tutto». C’è bisogno di farlo subito. Da stasera, per rispondere alla Juvepartita senza freni. Sperando che l’incontro casuale in aeroporto con Falcao porti fortuna.