Dopo le polemiche di due giorni fa, ieri c’è stato un incontro tra Massimiliano Smeriglio, numero due di via della Pisana, e il vicesindaco Daniele Frongia. «Sullo stadio della Roma – le parole del vicepresidente della Regione – stiamo lavorando congiuntamente. Penso che le polemiche non servano a nessuno». Meglio studiare un percorso comune per risolvere le criticità di un progetto che porterà un investimento totalmente a carico di privati di 1.7 miliardi di euro, di cui circa il 30% (440 milioni) in opere pubbliche. «L’incontro – ha proseguito Smeriglio – è andato bene perché stabilisce un metodo: due istituzioni che lavorano al meglio per il futuro di Roma. Nelle prossime ore chiederemo ai due assessori all’Urbanistica (Michele Civita per la Regione e Paolo Berdini per il Comune, n.d.r.) di vedersi e stabilire insieme un percorso che possa affrontare il tema dello stadio in base alla delibera di pubblica utilità votata dal Consiglio comunale e alla verifica delle prescrizioni presenti nella stessa delibera». Il messaggio di Smeriglio a Frongia è stato chiaro: c’è una legge, il parere di conformità è un atto necessario che spetta al Campidoglio.
E proprio intorno alla conferma della pubblica utilità si gioca una partita politica. Dalla Regione, infatti, vorrebbero che fosse il Campidoglio a ribadire, mettendolo nero su bianco, la pubblica utilità dell’opera mentre dal Comune sostengono che la conferma è implicita. Un particolare non da poco, tenuto conto che la delibera era stata votata (nel 2014) dalla precedente giunta. Un rimpallo di responsabilità che potrebbe far slittare l’apertura della Conferenza dei Servizi, che dovrà dare l’ok definitivo al progetto. I tecnici della Regione si prenderanno i 5 giorni di tempo previsti dalla legge, poi decideranno cosa fare: potranno decidere di avviare comunque la Conferenza oppure, più probabilmente, chiedere nuovamente la conferma della pubblica utilità.