(A. Angeloni) – Ci risiamo, ecco un’altra chance. Vai a capire se è l’ultima o meno, perché con Francesco Totti non ci si capisce mai niente, bontà sua. Perché uno così non sai mai se è a un passo dall’addio al calcio e se il calcio non ha intenzione di privarsi di lui. Nessun appassionato di questo sport, alla fine, ha questa intenzione e Francesco, al di là del suono delle gambe, aspetterà la voce del cuore. L’Europa League l’ha conosciuta, la Champions, figuriamoci, non l’ha mai vinta né si è mai avvicinato a farlo. Lì ha lasciato un primato: il calciatore meno giovane ad aver segnato nella massima competizione continentale, anno 2014, era il 25 novembre, trasferta della Roma sul campo del Cska. Un gol che è rimasto nella storia della Champions League, e quindi nella sua storia. Forse, se non fosse stato per l’amore per Roma, Francesco una Champions l’avrebbe vinta, magari a Madrid. Ma lui ha scelto di restare Re qui, piuttosto che diventare un principino qualsiasi con un palmares più colmo. L’Europa League gli è sempre piaciuta poco, perché quando la Roma la giocava, c’era da pensare allo scudetto o a qualcosa di più importante. Francesco ha conosciuto pure la Coppa Uefa, che all’epoca aveva la sua importanza. Anche lì si è sempre fermato prima del traguardo. Molto prima. Dignitoso lo score tra Europa League e Coppa Uefa: 40 presenze e 21 reti. Esordio, la notte dei tempi: Xamax-Roma nel lontano 12 settembre del 1995, c’era Carlo Mazzone in panchina. Ventuno anni fa. Ventuno. Un mese dopo quel ragazzino biondino segna il suo primo gol, sotto la Nord, come quello in campionato: 17 ottobre 1995 e durante l’andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa, la Roma annienta 4-0 i belgi dell’Aalst: al 77′, rete del non ancora capitano. Erano i tempi in cui Mazzone sperimentava sempre più spesso quel ragazzo che ancora oggi stiamo raccontando.
CAPITAN STUPORE – Ha quaranta anni, quaranta come le presenze in Europa (escluse laChampions). Chissà se questa potrà essere la volta buona, magari di giocare una finale europea, da capitano e giocatore, non da spettatore come qualcuno si augurava. Totti il contratto l’ha ottenuto e ha dimostrato di essere ancora buono per contribuire a una vittoria. Per deciderla, non solo per vedere di nascosto l’effetto che fa. Spalletti dovrà decidere se concedergli la coppa di consolazione che sta per cominciare o se preservarlo per il campionato. Scelta difficile, visto quello che è stato capace di fareTotti contro la Sampdoria. Il Millennium Stadium di Cardiff, che ospiterà la prossima finale diChampions League è il sogno svanito, non resta che la Friends Arena di Solna, impianto che si trova nella parte settentrionale di Stoccolma, in Svezia, paese abituato a ospitare i gran finali di coppa, quest’anno sarà la sede dell’ultima di Europa League. Totti vuole vivere la sua stagione conclusiva con una sogno da coltivare. Uno qualsiasi che somigli a una vittoria: chiudere con uno scudetto sarebbe il top, farlo alzando una coppa non sarebbe male per uno come lui che in Europa, con la Roma, non è mai riuscito a vincere. «Puntate ancora su di me. La mia passione è senza limiti e per questa Roma ci sarò sempre. Ho sempre cercato di vivere la professione con disincanto e voglia di divertirmi». Parole di Francesco, quasi un testamento: il destino è ribaltato con la partita giocata contro la Sampdoria e quel secondo tempo lo ha reso di nuovo immortale e pieno di futuro. Perché chissà se stiamo sbagliando noi a definire ultima ogni partita, ogni momento, ogni avvicinamento a una competizione. Chissà. Con Totti non si capisce più niente. Lui ha abituato tutti a non dare per scontato nulla. Stupire è nel suo dna.