(A. Austini) La mano dei nuovi padroni del calcio non si è ancora allungata sulla Roma. Pallotta tiene lontani i cinesi dal club e semmai, qualora le tante chiacchiere di questi mesi si tramutassero in qualcosa di concreto, è pronto a stringere alleanze finanziarie per sostenere la mega-operazione dello stadio da 1 miliardo e mezzo di euro.
Nonostante la smentita ufficiale diffusa da Trigoria giovedì sera, anche ieri sono filtrati dal mondo economico nuovi rumors su possibile vendita di quote della Roma e/o della società-veicolo per l’impianto di Tor di Valle. Milano Finanza tira in ballo il gruppo immobiliare cinese Evergrande Real Estate, proprietario della squadra Guangzhou guidata in passato da Marcello Lippi, che stando a quanto riferito sarebbe «alla finestra» per l’acquisto di quote della società giallorossa. Notizia di nuovo smentita, stavolta off the records, dai dirigenti romanisti. A quanto risulta, negli ultimi due anni le manifestazioni di interesse di gruppi asiatici non sono mancate, ma quando si è provato ad approfondire i contatti i misteriosi acquirenti si sono dileguati.
Semmai, si fa notare, Pallotta è attualmente impegnato nella ricerca di fondi per l’operazione-stadio che si avvicina a entrare nella fase operativa. Dopo esser stato avvistato la settimana scorsa nella sede di Deutsche Bank di Piazza Santi Apostoli, da lunedì il presidente della Roma ha in programma una serie di appuntamenti presso le sedi londinesi di alcuni istituti di credito per lavorare sul piano di finanziamenti per la costruzione dell’impianto di Tor di Valle.
Sono le banche, in realtà, a proporgli da mesi il coinvolgimento di investitori interessati all’affare. Ora resta da definire se attivare solo dei mutui pluriennali (come da project financing già stilato e partito col primo prestito da 30 milioni di Goldman Sachs per coprire i costi di progettazione), oppure far coincidere il prossimo aumento di capitale di Stadio Tdv Spa, la società creata ad hoc per lo stadio e al momento detenuta al 100% dalla Neep a sua volta totalmente controllata da Pallotta e i suoi soci americani (a proposito: Raptor ha venduto ad As Roma Spv Llc il suo 9%), con l’ingresso di un nuovo partner. Si dovrebbe comunque trattare di un socio di minoranza, visto che il contratto firmato con l’allora sindaco Marino lega la proprietà dello stadio a quella del club, salvo far scattare una penale da 195 milioni.
A Londra voleranno anche l’ad Gandini e il dg Baldissoni, mentre è in dubbio la presenza del «consulente» Baldini.
Sono giorni cruciali anche per il bilancio del club: ai primi di ottobre il cda approverà l’esercizio chiuso allo scorso 30 giugno, ancora in perdita, ma secondo le stime il «rosso» si sarebbe attestato a circa 15 milioni rispetto al -38 dei due anni precedenti. Un bilancio che rispetta quasi del tutto l’accordo fatto con l’Uefa e che verrà portato in assemblea a fine ottobre. Sul piano economico, la società deve stabilire come coprire la perdita di esercizio riportata a nuovo dall’ultimo bilancio essendo scattati i presupposti dell’articolo 2446 del Codice Civile (capitale inferiore a un terzo delle perdite): o verrà varato un nuovo aumento di capitale in As Roma – che Pallotta eventualmente dovrebbe onorare senza l’aiuto di nuovi soci – oppure verranno sfruttate le risorse di patrimonio.
Insomma le ombre cinesi finora restano tali, a differenza di quanto accaduto a Milano. Mentre Suning sta già gestendo l’Inter, sull’altra sponda dei Navigli c’è grande fermento per l’ingresso del gruppo Sino Europe. Bloomberg e il quotidiano cinese Caixin mettono in dubbio la veridicità delle garanzie finanziarie fornite a Berlusconi, ma anche in questo caso sono fioccate le smentite (sia Fininvest che il gruppo asiatico) e il pagamento della caparra da 100 milioni viene considerato la prova provata di una cessione ormai fatta. Ancora pochi mesi e gli eventuali bluff saranno scoperti.