(A. Austini) La tempesta passa, lui c’è sempre. Francesco Totti, 40 anni tra quindici giorni, sa ancora cambiare le partite come nessun altro. Una certezza infinita dentro una squadra da manicomio, capace di vincere e perdere contro tutti, di segnare gol a raffica e subirne a ogni azione, di giocare un primo tempo imbarazzante e ripresentarsi in campo completamente trasformata dopo un nubifragio mai visto.
Roma-Sampdoria è durata 3 ore ed è una di quelle partite che i 28mila spettatori inzuppati dell’Olimpico non dimenticheranno mai. Il temporale di una violenza inaudita è sembrato una manna dal cielo dopo quei 45 minuti iniziali, in cui il gol di Salah è stato solo l’eccezione alla regola di una Samp dominante. L’invito della vigilia di Spalletti ad «accorciare» le distanze è stato recepito nel modo peggiore dalla squadra. Una Roma paralizzata, che ha sbagliato anche i passaggi più semplici, esposta a ogni singolo attacco di Muriel & Co. e in ritardo su tutti i palloni. Il gol meraviglia del colombiano, applaudito anche da Totti, ha avuto l’effetto di uno tsunami nella testa dei giallorossi. Poco prima che si scatenasse il temporale vero Quagliarella ha trovato il meritato sorpasso e per poco non ha calato il tris.
Alzi la mano il romanista che a quel punto non abbia pensato: «Speriamo non ricominci la partita». Ma l’arbitro Giacomelli ha avuto il buon senso di sospendere la gara e aspettare gli eventi, anche perché sarebbe stato difficile trovare un buco nel calendario per il recupero addirittura fino a dicembre (c’è lo stesso problema per Genoa-Fiorentina). Mentre il campo si asciugava in tempi record, Spalletti ha avuto la bravura di «mangiarsi» i suoi giocatori nello spogliatoio e di ordinare il doppio cambio tutt’altro che scontato per correggere i suoi stessi errori iniziali: Totti-Dzeko insieme al posto di Perotti ed El Shaarawy. Alle 17.05, dopo ottanta minuti di attesa quanto mai benedetta, è risalita sul campo una Roma che si fatica a credere fosse composta dai medesimi giocatori dell’avvio, capitano e bosniaco a parte. Ritmi pazzeschi, baricentro finalmente alto per sfruttare la spinta di Bruno Peres e Florenzi, centrocampo aggressivo, attacchi in velocità a ripetizione. Ma tutto sarebbe stato vano senza di lui, un Totti in versione «vintage» da trequartista, che ha messo quattro volte i compagni soli davanti al portiere, compresa l’azione del bel pari di Dzeko, l’altro grande trascinatore della rimonta.
La Samp, evidentemente, si era già fatta la doccia all’intervallo e ha deciso di assistere inerme alla rimonta. Il problema per la Roma è che l’unico ancora «presente» tra gli avversari fosse un Viviano in versione Superman. E allora, dopo una miriade di parate del portiere doriano, si è dovuti arrivare al secondo minuto di recupero per scrivere il lieto fine di una storia davvero pazzesca. Non poteva che firmarlo lui, il capitano che fa commuovere il calcio italiano intero, decisivo dal dischetto per tre punti che possono rappresentare un nuovo inizio. Il rigore l’ha conquistato Dzeko, come con l’Udinese. Sommando i due gol in tre gare di campionato e l’assist di Cagliari, si può dire che Edin sia la nota più lieta del folle avvio di stagione giallorosso.
Ma non è certo questa la strada per arrivare in Paradiso. La Roma ha già beccato otto gol in cinque partite e, soprattutto, è affetta da un’incurabile assenza di personalità. Una gara irripetibile così irripetibile si può riprendere con i nervi, un campionato no.