Meno torri, meno infrastrutture, meno interesse pubblico. Il Comune riduce il cemento, i costruttori risparmiano, la Magica ha il suo stadio. Pazienza – scrive la Gazzetta dello Sport – se la viabilità e i trasporti resteranno più o meno gli stessi di oggi. È talmente evidente il rischio di fare un pastrocchio che, ne siamo certi, non sarà un urbanista con la storia e i valori di Paolo Berdini a firmarlo. Anche se il suo silenzio fa riflettere.
Davvero il Comune vuole intestarsi una trattativa che ha il solo scopo di ridurre la cubatura totale del progetto, tralasciando che verrebbero sforbiciate anche parti di quelle infrastrutture cui è legata la pubblica utilità dell’opera? Lo stadio, però, si fa, così come è stato concepito, perché è impensabile che Pallotta e soci ne accettino una versione più light, da venti o trentamila posti, giusto? Quindi, la domanda che a questo punto si fa anche un bambino: come ci andremo a vedere la Roma? Con la propria macchina, ovvio. Finendo regolarmente inghiottiti dal traffico della via del Mare.
Intanto ieri il vice sindaco Daniele Frongia ha ribadito che «l’unico luogo dove i proponenti del progetto Stadio della Roma-Tor di Valle – si legge in una nota ufficiale – dialogheranno con le istituzioni e riceveranno commenti sul progetto, come prevedono le leggi e le procedure in materia. Le ricostruzioni della stampa su possibili modifiche al progetto non necessitano ulteriori commenti».