(M. Ferretti) – Incredibile, ma vero: la Roma è finalmente riuscita a chiudere una partita senza un gol al passivo. Porta inviolata come le era accaduto in campionato solo all’Olimpico contro Udinese e Crotone. Prima trasferta con porta immacolata, a Empoli. E ci mancava pure che steccasse anche contro il peggior attacco d’Europa. Uno, allora, dice: sono arrivati altri tre punti, visto che Luciano Spalletti ha a disposizione il miglior attacco d’Italia. E ancora: ti pare che la Roma non è riuscita a fare neppure un golletto al modesto Empoli, la squadra che ha tra i pali il polacco Skorupski, lo scarto più scarto di Trigoria? Esatto, proprio così: zero gol all’attivo. Attacco all’asciutto, come contro la Fiorentina, la notte della prima (e immeritata) sconfitta. Roma paradossale, in parole povere. Per settimane, per mesi si è invocata una solidità difensiva che non fa esattamente parte del dna delle squadre di Spalletti; poi quando ci sarebbe stato bisogno di un solo gol, dopo averne segnati 26 nelle prime 10 giornate, per vincere la partita e restare a meno 2 dalla capolista Juventus, tutto fermo. Fermo Dzeko, il capocannoniere del torneo; fermo Salah e fermi tutti gli altri. Con Skorupski protagonista assoluto, certo, ma anche per la poca cattiveria dimostrata nell’occasione dai finalizzatori di Lucio.
MURO POLACCO Il portiere polacco è stato bravo, bravissimo; determinante. Una giornata di mira storta o di fiacca ci può stare, ma la Roma, al di là di tutto, ha perso un’occasione colossale per mettere un po’ di paura ai campioni d’Italia. Il bilancio della settimana si chiude con sette punti, con due gare su tre giocate lontano dalla capitale. Un ruolino di marcia che ci potrebbe stare, considerati i 4 punti su sei rimediati in trasferta (dove la Roma ha perso due volte, a Firenze e a Torino), proseguendo così nella striscia positiva inaugurata in casa del Napoli. Dare, però, spazio alla soddisfazione è troppo, perché se tu vai a giocare a Empoli devi tornare a casa con tre punti. Senza se e senza ma. E senza neppure chiamare in causa la (irripetibile?) giornata di grazia di Skorupski. Sette punti in tre gare non sono male, ma l’ambizione di primato imponeva il bottino pieno. L’alibi della imperforabilità del portiere avversario non regge, perché lui sta lì per parare e gli attaccanti stanno lì per far gol. E se una punta (o due o tre…) non ci riesce, la responsabilità è solo sua. I due punti buttati, come accaduto a Cagliari, stanno e staranno lì, e nessuno potrà ridarli alla Roma.