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IL MESSAGGERO Lucio contro Lucio

Spalletti
Spalletti

(S.Carina) – Nella Roma che cambia continuamente pelle, Spalletti recita la parte del protagonista. Ancora una volta, proprio nell’emergenza, Lucio potrebbe aver trovato la quadratura del cerchio. Dieci anni fa bisognava porre rimedio all’assenza di un numero 9 e s’inventò Totti centravanti. Stavolta ad una squadra che fino alla vigilia della gara contro l’Inter appariva alquanto squilibrata, è riuscito con poche mosse a renderla granitica. Ridurre tutto alla semplice rinuncia del possesso palla nelle ultime due partite (34% contro i nerazzurri e 42% contro il Napoli) e all’utilizzo del contropiede, sarebbe riduttivo. Perché nella continua metamorfosi della Roma, il tecnico continua a proporre una squadra sempre diversa. E probabilmente visto il filotto di avversari che incontrerà prima del derby (Austria Vienna, Palermo, Sassuolo, Empoli, Bologna, Atalanta, Viktoria Plzen e Pescara) sarà costretto a cambiare ancora.

LE TRASFORMAZIONI – Il fatto che dal suo ritorno nella capitale, soltanto una volta abbia schierato lo stesso undici di partenza (con Inter e Lazio nella passata stagione) per due gare consecutive, la dice lunga sulle capacità camaleontiche dell’allenatore. Che oltre ad alternare moduli (4-3-3, 4-2-4, 4-1-4-1, 4-2-3-1), filosofie di gioco (possesso di palla con percentuali bulgare contro Udinese, Sampdoria, Crotone e Astra Giurgiu; rinuncia o quasi contro Inter e Napoli), atteggiamento difensivo (difesa tre e mezzo) e offensivo (falso nueve e centravanti), trequartisti (Perotti, Totti, Nainggolan e Florenzi) e terzini (Florenzi, Bruno Peres, Emerson, Juan Jesus), ha stravolto il modo di gestire la rosa. Lo scorso anno Lucio nel girone di ritorno utilizzò 25 elementi. Quest’anno, prima dell’impiego per un minuto di Gerson a Napoli, i calciatori impiegati in campionato erano stati appena 18, il minimo in serie A. Per intenderci: senza chiamare in causa la Juventus(22), il Crotone ne ha impiegati 24. L’Empoli e il Palermo 23. Anche Sarri, da sempre restio al turnover, ha cambiato di più (21). Un dato che si spiega parzialmente con le appena otto giornate trascorse (e con i ko di Mario Rui e Ruediger) ma che pare essere la conferma di una rosa ristretta, alla quale il tecnico ha posto rimedio affidandosi (quasi) sempre agli stessi. Meno calciatori impiegati, minore suddivisione delle reti. Quella che lo scorso anno era conosciuta come la cooperativa del gol, ha lasciato spazio ai ‘soliti noti’. Ora in campionato segnano sempre Dzeko, Salah, Perotti, Totti o El Shaarawy. Dunque, gli attaccanti. Tolto Strootman, a segno col Cagliari, all’appello mancano centrocampisti e difensori (il colpo di testa di Manolas con l’Inter la Lega lo ha attribuito ad un autogol di Icardi).

BASTONE E CAROTA – Camaleontico anche nella gestione del gruppo, con il quale alterna bastone e carota. Spalletti dimostra di saper vestire abilmente sia i panni del professore intransigente che quelli del fine psicologo. Circola un aneddoto a Trigoria che lo vede, prima della festa dei 40 anni di Totti, riunirsi con la squadra nello spogliatoio. La Roma è reduce dal brutto ko contro il Torino e nell’immediato post-gara sono stati informati i media che la settimana entrante sarà caratterizzata dalle doppie sedute. Il discorso di Lucio al gruppo, parola più, parola meno, segue questo filo conduttore: io vi tolgo le doppie sedute, l’allenamento della mattina post-festa e vi permetto di restare anche oltre l’orario canonico della mezzanotte e mezza. Voglio però vedere cosa mi date in cambio. La risposta non si è fatta attendere: tre successi di fila (Astra Giurgiu, Inter e Napoli) e una ritrovata compattezza.

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