(A. Serafini) – La soddisfazione è evidente, ma contenuta. Perché nel grande lavoro portato avanti da Luciano Spalletti, non deve mai mancare la componente psicologica. Non a caso il tecnico si presenta a fine gara con i nervi distesi, senza più il solito rischio di lasciarsi influenzare da facili entusiasmi: «Si, forse è vero che questa e stata la miglior prestazione della mia seconda gestione, ma è troppo presto per dire che questa sia una gara decisiva per diventare la diretta concorrente della Juventus. Credo che l’unica cosa importante sia stata quella di aver portato a casa una vittoria, meritata per come abbiamo giocato». La consapevolezza di aver lasciato già sul cammino punti e prestazioni non può però scontrarsi con la qualità che l’allenatore sa di avere a disposizione, anche in una giornata in cui l’emergenza infortuni alzava il livello di difficoltà: «Noi siamo una buona squadra – prosegue Spalletti – e abbiamo a disposizione una buona rosa, perche ho avuto delle risposte anche da chi finora, per colpa mia, aveva giocato meno. C’è capitato in passato di andare sotto il livello della nostra qualità, ma oggi che si e vinto si può dire: recuperare Rudiger e Vermaelen è tanta roba».
Il discorso si sposta sull’ analisi della gara, sull’interpretazione di squadra e su cosa ancora si può migliorare: «Le qualità individuali non ci mancano, probabilmente dobbiamo migliorare qualcosa dal punto di vista difensivo. Parlo in generale e non faccio riferimento alla partita con il Napoli, dove Fazio ha dimostrato di essere un grande giocatore insieme a Manolas e Juan Jesus che hanno fatto molto bene». Poi c’e Dzeko, l’uomo copertina, il capocannoniere della squadra e l’attaccante su cui si può ancora continuare a lavorare. Per migliorare sempre: «Io non c’entro – aggiunge Spalletti ridendo – i meriti dei due gol sono soltanto i suoi, per questo lo ringrazio». C’è sempre un però: «Sotto l’ aspetto della cattiveria, della ferocia sportiva, del veleno, Edin deve fare meglio. Nel primo tempo ha avuto 4-5 occasioni dove poteva far male. Per quella che è la qualità fisica, tecnica, di velocità, che gli è stata data, non la sfrutta fino in fondo. Non possiamo soffermarci soltanto su chi segna, la partita va riempita. Gli altri che lavorano per 92 minuti? Chi fa contrasti, rientri, palle di testa? Mancano dei numeri. Chi fa gol riceve 10, gli altri sono asini».
Prima di presentarsi in conferenza, Spalletti stringe la mano a De Laurentiis e saluta nuovamente Sarri, l’allievo che negli ultimi due confronti con i partenopei non è mai riuscito a batterlo. Una vittoria a distanza registrata soprattutto in panchina, dettata da una preparazione del match azzeccata in ogni particolare. Dall’equilibrio della squadra, fino alla ritrovata compattezza di squadra nei momenti di maggiore difficoltà: «Difesa a 3? No, la nostra era una difesa a 4, giravamo palla a 3, per avere due quinti sulle fasce. Abbiamo sempre difeso a 4, con Perotti sul terzino loro e Juan Jesus che finiva a fare il terzino sinistro. I ragazzi sono stati perfetti nella sistemazione tattica, Florenzi ha giocato una grande partita». In chiusura l’ultimo richiamo all’ordine: «Se adesso non aumentiamo l’impegno, la prossima partita sarà la più difficile. Per ambire a risultati importanti devi vincere anche le gare meno importanti». Amara l’analisi di Sarri: «Gli episodi non ci hanno dato ragione, ma ci abbiamo messo del nostro».