(G. Giubilo) Sarà difficile cancellare della memoria quella sciagurata disavventura nel doppio impegno con il Porto, che ha escluso la Roma dalla Champions. Obbligandola, dunque, a un meno ambizioso traguardo, quello dell’Europa League: la coppa minore che una volta si chiamava Uefa e di cui alla fine pochi ricordano il vincitore, tanto modesto e l’interesse nei confronti della seconda competizione continentale. Per la Roma stasera scontro diretto con l’Austria Vienna, che in giallorosso lasciò un ottimo ricordo con il suo «lumachino» Prohaska, protagonista di uno scudetto. Si dividono il primato nel loro girone, la Roma e i viennesi, ma i giallorossi rimpiangono ancora i due punti lasciati a Plzen sul campo del Viktoria. Di qui la necessità di portare a casa il bottino pieno dello scontro di stasera all’Olimpico, che dedica però quasi tutte le attenzioni al capitano Francesco Totti, giunto al centesimo gettone di presenza in Europa. E’, curiosamente, lo stesso numero di partite giocate sotto la guida di Luciano Spalletti. Della cui dedica poco simpatica, Ilary pare si sia pentita, anche se le riflessioni sarebbe meglio farle prima di esprimersi in termini che non sono piaciuti a nessuno.
Poiché questo sembra il più ambizioso possibile dei traguardi alla portata della Roma, sarà bene non lasciarsi sfuggire l’occasione di prendersi il primato solitario, lasciandosi alle spalle i rivali più temuti, mentre non sembrano in grado di avanzare pretese i cechi, ma sopratutto i modestissimi romeni. Il prossimo impegno di campionato non è di quelli terribili, con la visita del Palermo maltrattato lunedì scorso dal Torino (ma soprattutto dall’ex giallorosso Ljajic), Spalletti si concede così un turnover di non modeste proporzioni, offrendo ai giovani Gerson ed Emerson l’occasione per guadagnarsi un po’ di considerazione da parte del tecnico, ma anche di un tifo alquanto scettico nei loro confronti.
Delle altre italiane, non dovrebbero avere problemi ne il Sassuolo, ne la Fiorentina, mentre l’Inter ha davvero lasciato per strada troppi punti per poter sperare in una miracolosa inversione di tendenza. Ma questo dell’Europa è forse il meno pesante dei problemi con i quali deve confrontarsi un de Boer probabilmente sul piede di partenza.