(R.Buffoni) – Due storie diverse, con aspettative diverse ma, oggi, con una realtà comune. Roma e Lazio sono appaiate al terzo posto in classifica con 13 punti, uno in meno del Napoli capolista del campionato degli umani. Lassù, fra gli extraterrestri, c’è la Juventus che nessuno, nemmeno Sarri, prende più come termine di paragone. Con 26 punti le romane hanno davanti solo Torino (a quota 29 grazie ai 18 della Juve e agli 11 del Torino), ma rappresentano la capitale del gol: le 29 reti totali (16 giallorosse e 13 biancocelesti) fanno di Roma la città più prolifica davanti a Torino (28, Juve 15 e Toro 13), Milano (21, Milan 12 e Inter 9) e Genova (15, Genoa 8 con una gara in meno e Samp 7). Zona Champions alla romana, dunque, che appaga di più i biancocelesti. La Lazio infatti è reduce da un’estate da incubo, cominciata con i giocatori in ritiro a Formello senza allenatore dopo la clamorosa rinuncia di Bielsa. Sembrava l’inizio di una stagione storta, che Inzaghi sta raddrizzando grazie a una formazione poco spettacolare ma equilibrata in ogni reparto. Difesa a tre o a quattro; tridente o rombo di centrocampo; i biancocelesti stanno diventando un osso duro per chiunque.
La Roma, invece, battendo l’Inter si è aggrappata a un terzo posto che ne tiene vive le ambizioni di rincorsa al secondo posto del Napoli. Spalletti ha finalmente visto il Dzekoche sognava e che ora spera di conservare. Ma non è un caso che il bosniaco sia “risorto” in concomitanza con lo spostamento di Florenzi alle sue spalle. Sembra il bis di quella notte di undici anni fa a Genova, quando contro la Samp causa emergenza nacque la Roma della coppia Perotta-Totti. Roma e Lazio possono sognare un derby-champions come quello di due stagioni fa ma, purtroppo, non un Olimpico pieno di tifo e calore. Però questa è un’altra storia.