(G.Piacentini) – Dzeko, Icardi, Immobile, Salah e Belotti: ai primi cinque posti della classifica dei marcatori della serie A ci sono quattro numeri 9 (anche se il laziale ha sulle spalle il 17) e un numero 11 che segna come un centravanti. Con la tripletta realizzata al Bologna, Mohamed Salah è salito a 8 reti in campionato, tanti per un esterno che dovrebbe principalmente far segnare i suoi compagni. Spalletti se lo gode ed è già disperato al pensiero che a gennaio «Momo», come lo chiamano tutti a Trigoria, dovrà partecipare alla Coppa d’Africa con la nazionale egiziana. Un impegno a cui non può (e non vuole) rinunciare perché è come se Messi e Neymar si rifiutassero di giocare i Mondiali. In patria, e più in generale nel mondo arabo, il giallorosso è considerato una vera e propria rockstar: la scorsa estate, quando la Roma è andata a giocare un’amichevole a Dubai, c’erano più tifosi per lui che per Totti. Evento che, giurano in società, non si era mai verificato prima. Ha oltre 10 milioni di follower sui social network, un bel po’ di sponsor privati (tra cui la Pepsi) e lo scorso anno era stato scelto come testimonial in Italia per rilanciare il turismo in Egitto: non se ne fece più nulla a causa dei rapporti tesi tra i due Paesi in seguito all’uccisione di Giulio Regeni. Non passa giorno in cui sul telefono del suo agente non arrivi una richiesta di intervista da parte dei media arabi: lui si concede pochissimo, un po’ per timidezza e un po’ perché quando è arrivato in Europa è stato criticato dalla comunità musulmana, che gli rimproverava di essere sensibile ai costumi occidentali.
Salah, al contrario, è profondamente religioso e ogni giorno, anche in ritiro, dedica una parte della sua giornata alla preghiera. Se a Roma è impossibile incontrarlo in discoteca, è molto più facile farlo nella moschea di Acilia, la più vicina al Torrino, quartiere dove abita con la famiglia: la figlia Makka, nata a Londra quando giocava col Chelsea, e la moglie, facilmente riconoscibile anche in tribuna all’Olimpico perché indossa il velo tradizionale e, come vuole la sua religione, quando si muove deve sempre essere accompagnata da un’altra donna. Quando giocava a Firenze, dopo una doppietta alla Juventus alcuni tifosi per ringraziarlo incisero un cuore sul portone di casa sua, in un palazzo storico vicino a Ponte Vecchio, creando un caso diplomatico. È un ragazzo semplice, Salah: il suo migliore amico romano è un dipendente della Roma, che la società gli ha messo a disposizione dal giorno del suo arrivo. I compagni lo adorano: domenica è andato a festeggiare la tripletta al Bologna al ristorante (ama la cucina italiana, soprattutto la pasta al pomodoro) con Nainggolan e non ha mai perso di vista il pallone della gara, che si è portato a casa. Con Totti c’è un feeling particolare: in campo parlano la stessa lingua, fuori il capitano gli fa le battute in romanesco e lui, che ormai capisce bene l’italiano, ride. Lo stesso fanno i tifosi della Roma, quando gioca e segna come sta facendo quest’anno.