(A.Catapano) – Chissà se i numeri – alcuni davvero impressionanti – snocciolati ieri dal preside della facoltà di Economia de La Sapienza, professor Giuseppe Ciccarone, riusciranno a scalfire le granitiche certezze, almeno quelle esternate pubblicamente, del professor Paolo Berdini. Per un curioso (e forse non casuale) incrocio di agende, oggi pomeriggio, a dati ancora caldi, i maggiorenti del dossier Tor di Valle – compresi Mauro Baldissoni e David Ginsberg – saliranno in Campidoglio, ricevuti dal vicesindaco Daniele Frongia, dall’assessore ai Trasporti Linda Meleo e, ovviamente, dal titolare dell’Urbanistica Berdini. Che, per inciso, il 14 settembre scorso, quando Pallotta incontrò la sindaca Raggi, non fece menzione alcuna delle sue presunte contrarietà al futuro stadio della Roma. E, del resto, nessuna opposizione finora (sempre al netto delle interviste) ha manifestato nella Conferenza di servizi regionale, seppure ancora in fase embrionale. Come si comporterà oggi? Perché l’occasione di gettare la maschera e trasferire le critiche al progetto da un piano mediatico al livello politico è ghiotta, e forse non ricapiterà. È un fatto che nulla ancora è stato messo in campo per rispettare la prima data del cronoprogramma che la Giunta si è dato: domani,secondo la tabella di marcia, dovrebbe riunirsi per adottare la variante urbanistica, ma ieri sera non era stata convocata (ce n’è una sul bilancio oggi e un’altra ordinaria giovedì), né risulta che Berdini ne abbia scritto una parola. Non un bel segnale.
QUALE DOSSIER? – Comunque vada, oggi sarà un tavolo di confronto. Con la consapevolezza, da parte dei soggetti proponenti, che il solo luogo ormai deputato a discutere degli aspetti tecnici del progetto sia la Conferenza di servizi. E che il tempo del confronto politico sia finito da un pezzo. Ammesso che sia questo, e non una versione ridotta, il dossier che si voglia riportare in Consiglio comunale prima di Natale (o, come dice Berdini, il 3 febbraio) per la variante al piano regolatore. Le torri resisteranno? Lo svincolo dalla Roma-Fiumicino? E il complicato rafforzamento della Roma-Lido sarà preferito al più logico prolungamento della metro B? Oppure, bisognerà rassegnarsi a prendere la macchina? Logico che qualsiasi modifica al progetto già vistato dal Comune, oltre a rimettere in discussione la pubblica utilità dell’opera, rischia di svilire i generosi risultati dello studio de La Sapienza sull’impatto economico e sociale dell’opera (stimato in due volte e mezzo quello di Expo su Milano), presentati ieri nella bellissima Casa dell’Architettura all’Acquario romano: incremento annuo del Pil provinciale dell’1,5%, riduzione del tasso di disoccupazione nell’area romana dello 0.8%, 1.500 occupati edili nel periodo della costruzione, 15-20mila lavoratori a regime nel Business park. «Un’opera che farà fare a Roma un balzo nel futuro», rivendica con orgoglio il costruttore Luca Parnasi. Farà o farebbe?