«Problema», «incompiuto» e «bloccato». È stato definito anche così Momo Salah, il secondo miglior marcatore stagionale della Roma che stasera contro il Pescara, dopo gli errori di Bergamo di una settimana fa – decisivi ai fini del risultato –, e dopo quelli in Europa League giovedì – ininfluenti –, sa che avrà gli occhi puntati addosso. A maggior ragione adesso che, in questo ultimo mese prima dei saluti per la Coppa d’Africa, dovrà aiutare la Roma a rimanere, come minimo, incollata alla Juventus.
Punto fermo di Spalletti, è a 9 reti complessive, gli assist sono 6, in campionato ha giocato sempre e sempre da titolare, in Coppa (compreso il preliminare di Champions) ha saltato due partite, contro Viktoria Plzen e Austria Vienna. Il rendimento, al netto degli errori sottoporta figli spesso della scarsa lucidità e di un piede destro usato a malapena, è stato quasi sempre elevato, ma Salah è spesso accusato di essere discontinuo e poco incisivo. E i mormorii che si sono sentiti giovedì sera all’Olimpico ne sono la prova.
Per fortuna, sua e della Roma, le polemiche della città lo toccano poco. Vive con moglie e figlia, frequenta pochi e fidati amici, nello spogliatoio è adorato da tutti: mai una parola fuoriposto, mai un allenamento saltato, sempre disponibile anche se allergico alle interviste e alla stampa. I suoi numeri italiani vengono continuamente ricordati: nella Roma ha realizzato 24 gol in 60 partite, nella Fiorentina 9 in 26, il che significa che da quando gioca in Italia ha realizzato 33 reti in 86 incontri, con una media quindi di quasi mezzo gol a partita. A questi vanno aggiunti poi 19 assist, di cui 15 in giallorosso.