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LA REPUBBLICA Nuovo spietato Salah, la macchina Roma ha una marcia in più

Salah
Salah

(E. Sisti) Salah, Salah, Salah. E parecchio Masina per il primo dei tre gol dell’egiziano che se fossimo in Inghilterra avrebbe fatto hat trick e si sarebbe portato a casa il pallone (cosa che ha fatto lo stesso). Roma pratica, tosta, che ha saputo aspettare, che ha lasciato addirittura che fosse Sadiq, il baby che Spalletti non ha voluto, a fare per primo la voce grossa segnando di testa una rete non valida dopo tre minuti.

Uno stimolo in più per accelerare, un piccolo slancio supplementare per organizzarsi e capire meglio cosa fare di questo pallido Bologna che si annunciava pronto a non fare le barricate e che invece si è trovato talmente sguarnito sulle fasce da dover subito (o quasi subito) sacrificare mezzo centrocampo per contrastare, senza riuscirsi peraltro, Perotti, Bruno Peres e Salah, che l’hanno tagliato a fette con cinica mancanza di riguardo, che si sono presi gli esterni e non li hanno più mollati. Spalletti aveva i giocatori contati, Donadoni non aveva i giocatori giusti per arginare questa Roma. Donadoni ha osato un modulo flessibile ma non c’era nessuno dei suoi che ne potesse beneficiare. O comunque non abbastanza per creare un’alternativa di gioco alla supremazia dei giallorossi. La Roma ha scardinato il Bologna sugli esterni, aprendo una porta che non si sarebbe mai più richiusa. Per evitare che si potessero diffondere false notizie sulla sua condizione psico-fisica, la Roma va a prendersi la partita con Perotti che sono passati poco più di dieci minuti. L’argentino aveva già provveduto a straziare un paio di volte lo svedese Krafth. Al 13’ salta come un birillo anche Ferrari e regala a Salah il pallone dell’1-0 (complice Masina). Non è detto che Donadoni abbia pronta una contromisura. Infatti non ce l’ha. Al Bologna manca una luce in mezzo al campo. E non si ferma la partita per andare da un’elettricista. Viviani sembra appesantito. Nagy sempre in ritardo. La Roma fa quello che vuole, rallenta, accelera, alza il pallone, gioca basso. Solo quando De Rossi e Strootman vanno troppo alti a pressare, tra loro e la difesa i metri diventano troppi. Lì il Bologna potrebbe provarci. Se passano vanno tre contro tre. Ma non ci riescono mai. Il Bologna soffre tutto ciò che è rapido e palla a terra. Non riescono ad alzare la testa che un giallorosso ha già calciato in porta.

Dzeko inizia la ripresa con un’idea fissa: vuole segnare. Ci prova almeno tre volte e ci va molto vicino. Entra Destro e lo stadio lo fischia (con il Bologna ha già castigato la Roma). Salah sale in cattedra, sbaglia contropiedi ma segna altri due gol, uno su splendido assist di Strootman, che aveva spaccato una ripartenza avversaria, uno su una respinta di Da Costa (tiro di Dzeko).

Una bellezza diversa, quella della Roma di ieri. Più sottile, più cinicamente elegante, più rognosa e compatta, più maledettamente presente in ogni momento. Sono le partite più importanti. Quando è chiaro che il carattere è molto, ma molto più importante e bello di qualunque romantica o ufficiale bellezza.

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