(S.Carina) – Nella Roma che non segnava così tanto (33 gol) dal campionato 1934-35, fa da contraltare una difesa che ancora è da registrare. Al momento il reparto giallorosso è il settimo del torneo (16 reti al passivo), dietro Juventus, Fiorentina, Lazio, Atalanta, Napoli e Genoa. Giustificazioni a Spalletti non mancano: in primis quella di non aver mai potuto schierare quello che a fine agosto veniva ritenuto il reparto titolare (Florenzi-Ruediger-Manolas-Mario Rui). Ma c’è di più, perché nemmeno il mercato ha dato una mano a Lucio, lasciandogli scoperte le fasce difensive, formate – Mario Rui a parte – esclusivamente da calciatori in parte adattati e offensivi, poco dediti alla fase difensiva (Florenzi, Peres, Emerson Palmieri). Quando il tecnico ha provato a giocare con un assetto più equilibrato, è stato costretto a inserire un centrale difensivo sulla fascia (Juan Jesus e in un paio di occasioni Ruediger) con risultati inevitabilmente poco esaltanti.
PERMEABILITÀ – Per spiegare la permeabilità della Roma, un’altra chiave di lettura è arrivata dal post Roma-Pescara, dove gli abruzzesi, a secco da quattro giornate, sono riusciti a segnare due reti, sfiorando ripetutamente la terza. A fornirla, sono stati due ex compagni di squadra, Panucci e De Rossi. Alla domanda dell’ex terzino, ora opinionista tv («Daniele, ma come mai subite così tanto?È forse una questione di uomini sotto palla? Ricordo che quando c’ero io Luciano ne voleva dieci»), il nazionale azzurro non ha potuto far altro che confermare le impressioni di Panucci: «Rispetto a quando giocavi con noi, gli interpreti di allora erano diversi. C’erano Taddei, Mancini e Perrotta che correvano molto e coprivano. Ora ne abbiamo altri forti che hanno forse meno qualità difensiva. Dirò una banalità, ma il miglior modo di difendere adesso, è tener palla e non lo abbiamo fatto». Parole che evidenziano due problemi: 1) Trovare l’equilibrio per Spalletti schierando contemporaneamente Peres, Salah, Perotti e Dzeko non è semplice, visto che il brasiliano è il classico esterno da 3-5-2 e sugli esterni offensivi del 4-2-3-1 la Roma in rosa ha soltanto calciatori che puntano la porta, poco propensi al rientro 2) mancanza di un regista. È per questo motivo che la Roma, prima che l’esclusione dalla Champions ne limitasse i piani, aveva messo nel mirino in estate Borja Valero. Al tecnico toscano serve un elemento capace di congelare il pallone nei momenti di difficoltà, come accadeva con Pizarro. Lucio sta lavorando su Paredes che però deve ancora crescere molto sia come personalità che nella capacità di ‘nascondere’ la palla. Si spiega così, anche l’ingresso di Totti l’altra sera. Non avendo un regista di ruolo, a Lucio serviva un calciatore capace di tenere il pallone anche nei momenti critici. E Francesco è maestro, anche se per una volta ha faticato più del previsto.