(M. Pinci) – Una non ha più la difesa, l’altra ha perso tutto il centrocampo. Più che per l’Europa (League) Roma e Sassuolo sembrano preparare un pellegrinaggio: stampelle, facce doloranti, frequentatori assidui di medici e fisioterapisti. In una annata maledetta per tutti, sono loro le più colpite. Da infortuni che hanno devastato reparti interi, azzerando la capacità di scelta degli allenatori.
50 MILIONI PER NON AVER DIFENSORI – Quando a Vienna si girerà per cercare un cambio, Spalletti troverà intorno a sé soltanto cinque giocatori. A meno di non volersi affidare a un primavera. In estate la Roma aveva speso cinquanta milioni (per l’esattezza, 49 milioni e mezzo) per acquistare difensori: Mario Rui, Vermaelen, Seck, Gyomber, Zukanovic, Emerson, Nura, Bruno Peres, Juan Jesus e Fazio, oltre al riscatto di Rüdiger. Qualcuno l’ha ceduto subito, gli altri li ha persi non certo per volontà propria: quasi tutti fuori, compresi Manolas e Florenzi che da queste parti abitano già da un po’. Per Vienna partiranno soltanto in quattro (Peres, Jesus, Fazio e Rüdiger): in caso di estrema necessità l’allenatore dovrà promuovere il baby Marchizza o retrocedere De Rossi. Insomma, tutti quei soldi non sono bastati per garantire un minimo di serenità a un reparto che negli ultimi anni aveva già dovuto fare i conti con sciagure analoghe in serie.
ADDIO CENTROCAMPO E IL “CASO” BERARDI – Discorso simile per Di Francesco, che in un colpo ha visto fermarsi tutti i centrocampisti: Magnanelli e Missiroli per guai muscolari. Duncan fermato da noie alla caviglia che continuano a rimandare il rientro, sempre vicino, mai effettivo. E a poche ore dalla sfida al Rapid Vienna, anziché recuperare il ghanese Di Francesco deve incassare altri due stop: alla lista degli indisponibili si sono aggiunti pure Sensi (distorsione alla caviglia) e Mazzitelli, infiammato. Senza dimenticare il caso che più di tutti agita gli emiliani: Berardi è un mistero. “Ormai allargo le braccia, sono disperato, non so quando rientrerà”, lo sfogo dell’allenatore. Il ginocchio non guarisce, sullo staff medico si allunga l’ombra di una diagnosi sbagliata (“Pensavamo avesse un tipo di infortunio, poi si è rivelato qualcos’altro”, l’accusa nemmeno troppo velata dell’allenatore). E intanto il tecnico continua a raccogliere forfait, a mettere insieme formazioni sempre più arrangiate. Col Rapid, gli unici centrocampisti in rosa saranno Pellegrini e Biondini. Scelte obbligate, pure qui come a Roma.
65 GIOCATORI INFORTUNATI, 6 SQUADRE AI BOX – Certo in tanti hanno accusato epidemie seriali di guai muscolari e lesioni varie. La Lazio ha perso per 40 giorni ognuno due pilastri come Biglia (rientrato troppo in fretta e poi rimasto di nuovo fermo un mese) e Bastos (ancora out), ma ha perso a turno pure Lukaku, Radu, De Vrij. Il Napoli ha perso Milik chissà per quanto, alla Juve sono fermi Chiellini e Dybala, Evra e Pjaca. Al Milan piangono i guai di Montolivo, Bertolacci, Calabria e Mati, finora mai nemmeno visto in campo. Ma pure Cagliari (due peroni rotti, Ionita e Joao Pedro), Bologna (fuori 3 mesi il talento Verdi), Atalanta (cinque infortunati). In tutta la serie A sono ai box 66 calciatori: esattamente sei squadre. Un’epidemia senza precedenti. I motivi? “Ogni anno il gioco è più veloce, e la velocità non aiuta a controllare il gesto tecnico”, la teoria di Spalletti. tanti iniziano a mettere sotto accusa i tacchetti lamellari prodotti da alcuni fornitori tecnici: “Danno più grip, ma la stabilità la paghi nelle torsioni”. C’è poi la questione dei campi: “Terreni scadenti incidono sulle dinamiche biomeccaniche, facciamo un confronto sulle condizioni dei terreni di gioco in Italia e quelli inglesi o tedeschi”, spiega il dottor Luigi Novello, fisioterapista che ha curato gente come Kakà o Juan. “Poi – aggiunge – ogni trauma va studiato.
Difficilmente un trauma distorsivo è associabile alla condizione atletica. La preparazione può essere una componente. Ma più determinante è quanto si gioca, il calendario è troppo fitto, i troppi impegni mettono sotto sforzo il fisico. Non ti riesci a gestire, e giocando ogni quattro giorni si deve cambiare preparazione. Oggi invece a malapena ci si allena”. In compenso, lo sanno bene Spalletti e Di Francesco, ci si continua a fare male.